martedì 8 marzo 2022
La gente lascia il Paese sotto le bombe portando con sé cani e gatti. Sono paralizzati dal terrore, ma si stringono forte ai lori umani, che qualcuno, evidentemente disumano, ha ridotto così

I cani grandi tenuti vicino-vicino con il guinzaglio corto; quelli piccoli infilati dentro i giubbotti; i gatti nei trasportini, oppure in braccio, avvolti stretti nelle coperte. Mai nella storia si è visto un popolo in fuga con così tanti animali. Gli ucraini scappano dalla guerra con tutta la famiglia, la parte su quattro zampe compresa. Non c’è sequenza fotografica sull'Ucraina in cui non spunti un muso peloso: cani e gatti nella metropolitana di Kiev; cani e gatti nei bunker improvvisati in cantina, cani e gatti sui sedili delle macchine in fila al confine, sui pullman, sotto il cavalcavia mezzo collassato di Irpin; cani e gatti per strada, immobili a terra, senza più vita vicino ad altri corpi senza vita, questi con due gambe e un cappotto, tra le valigie fatte in fretta per andare via. Le Organizzazioni animaliste – Lav, Enpa, Leida, Peta solo per citarne alcune – hanno organizzato piani di emergenza per accogliere e assistere. Perché gli animali sono vittime della guerra esattamente come noi. E come noi sono paralizzati dal terrore ma spinti in avanti dall’istinto, anche quando una ragione non c'è più. Tremano e stanno incollati ai loro umani. Fidandosi ancora una volta di questa specie strana, intelligente e fondamentalmente buona, che qualcuno, evidentemente disumano, ha ridotto così.

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