Perché ora la piattaforma online Shein diventa un affare della Ue
di Daniele Zappalà, Parigi
Armi e "bambole sessuali" dai tratti infantili sono costati al colosso cinese lo stop alle vendite online in Francia. Che ora chiede all'Europa di intervenire

In Francia, resta nell’occhio del ciclone la piattaforma di e-commerce d’origine cinese Shein, che ha permesso la vendita di prodotti illegali e scioccanti, a cominciare da ‘bambole sessuali’ con sembianze infantili, accanto ad armi come dei machete. Dopo che il premier Sébastien Lecornu ha annunciato di aver chiesto alla giustizia l’avvio della sospensione della piattaforma on-line in Francia - nelle stesse ore in cui il gruppo asiatico ha aperto a Parigi il suo primo negozio fisico in assoluto, presso gli storici e centralissimi grandi magazzini BHV, dirimpettai del Municipio centrale della capitale - ora è il ministro degli EsteriJean-Noel Barrot a investire urgentemente la Commissione Ue della questione, chiedendo una sanzione per violazioni delle regole dell'Unione. «Credo che la Commissione Ue debba prendere provvedimenti. Non si può aspettare oltre».
Per il ministro dell’Interno, Laurent Nunez, l’offensiva del governo francese è motivata da ragioni di «ordine pubblico», dopo la constatazione del «carattere sistematico e ripetuto delle infrazioni della piattaforma». Nelle stesse ore, i servizi del Ministero dell’Economia che lottano contro il commercio illegale hanno chiesto il ritiro dalla vendita, entro 48 ore, delle armi in listino. Se Shein non si mostrerà collaborativa, il governo minaccia anche in questo caso dure rappresaglie, comprese forme di ‘oscuramento’ dei servizi della piattaforma, anche ricorrendo ai fornitori di accesso Internet.
Da parte sua, Shein, la cui sede centrale si trova oggi a Singapore, ha subito assicurato di voler sospendere temporaneamente i prodotti dei rivenditori esterni ‘ospitati’ dalla piattaforma. Quest’ultima dice pure di voler «intraprendere al più presto un dialogo con le autorità francesi». In proposito, il 18 novembre, il gruppo è stato convocato in Parlamento per spiegarsi in aula, dopo l’ondata di choc provocata soprattutto dalle rivelazioni sulle ‘bambole sessuali’ con tratti infantili, che sarebbero state subito ritirate dalla vendita, secondo Shein.
L’apertura del primo negozio da 1000 metri quadri al BHV ha provocato, oltre alle proteste sul posto di numerose associazioni, pure la partenza di altri marchi, in polemica con le scelte degli storici grandi magazzini, accusati di aver spalancato le porte a un ‘lupo’ specializzato nella concorrenza sleale. Ma, secondo BHV, saranno venduti solo prodotti direttamente concepiti da Shein senza l’intervento di terzi.
Da tempo, il gruppo cinese è pure nel mirino delle associazioni ecologiste per il suo modello di ‘moda usa e getta’. In Francia, sono già state comminate a Shein 3 multe per un totale di 191 milioni di euro. Ma Oltralpe, il gruppo rivendica ben 25 milioni di clienti, compresi quelli in coda fin dall’apertura del primo negozio parigino.
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