La Francia insorge contro la vendita delle «bambole sessuali» cinesi dai tratti infantili
Levata di scudi contro la piattaforma Shein: «Chi accetta di commercializzare questi oggetti è complice»
Lo choc, un’inchiesta giudiziaria, le reazioni politiche. In Francia, dopo l’ondata d’indignazione dei difensori dell’infanzia e di tanti cittadini, lo scandalo delle cosiddette «bambole sessuali» cinesi dai tratti infantili vendute sul sito Shein ha suscitato una levata di scudi generale. «Una piattaforma che accetta di commercializzare questi oggetti è, in un certo modo, complice», ha martellato domenica Sarah El Haïry, Alto commissario all’Infanzia, parlando di «oggetti pedocriminali» e promettendo di convocare «tutte le grandi piattaforme». Roland Lescure, ministro dell’Economia, ha invece minacciato ieri rappresaglie: «Se si tratta di comportamenti ripetuti, saremo in diritto, e lo chiederò, che si vieti l’accesso della piattaforma Shein al mercato francese». Il Parlamento, invece, ha annunciato che convocherà in aula il gruppo cinese «entro 15 giorni». Tramite un portavoce, pure la Commissione Ue ha promesso che «non esiterà, se necessario, ad agire», restando «in stretto contatto» con Parigi. Indaga ormai pure la Procura di Parigi, allertata sabato dai servizi ministeriali contro il commercio illegale, qualche giorno dopo le prime segnalazioni. Gli stessi servizi hanno pure additato l’assenza di «filtraggio» sul sito Internet. Già da tempo nel mirino anche per le derive della «moda usa e getta», Shein, che dovrebbe aprire domani un primo controverso negozio a Parigi negli storici grandi magazzini BHV, sostiene che «i prodotti sono stati immediatamente ritirati». Il gruppo cinese riconosce «mancamenti gravi» e si dice per la «tolleranza zero».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






