Brasile, una vita da "catadores" di rifiuti riciclabili
di Costanza Oliva, Santa Rita (Paraiba)
La decima economia del pianeta ha un sistema di smaltimento basato sul lavoro informale. A Santa Rita, nel Paraiba, la cooperativa Cooremm riunisce 150 raccoglitori a domicilio

È appoggiato al cancello di ferro. Gli occhi bassi seguono le mani che si intrecciano e si nascondono. Aspetta che il padre scarichi nella cooperativa il materiale raccolto: metalli, carta, plastica. Qui pagano meglio che altrove. Ha circa otto anni. Dovrebbe essere a scuola, ma oggi – come spesso accade – non ci è andato. Nel quartiere di Marcos Moura, a Santa Rita, nel nord-est del Brasile, l’infanzia inciampa presto nel lavoro informale. Le case basse con tetti in lamiera si addossano l’una all’altra, e cocci di vetro si ergono sui muretti a mo’ di difesa. Quando piove, le vie diventano fiumi. Le case non hanno fognature, e tutto finisce in strada. «La vita umana qui vale poco», dice fratel Francesco D’Aiuto, comboniano. Da più di quindici anni attraversa queste strade segnate da violenza, narcotraffico e sfruttamento minorile. Le bande locali – l’ultima è “Al-Qaeda” – regolano ciò che lo Stato non controlla. «Non ho mai visto tanti poveri abbandonati a se stessi. Manca l’autostima e la dignità». Il Nordest concentra la maggior parte della popolazione in povertà estrema. I posti di lavoro formali sono scarsi; la manodopera stagionale delle piantagioni di ananas e canna da zucchero offre solo pochi mesi di attività all’anno, con paghe che sfiorano i due o tre euro al giorno. Marcos Moura è nata negli anni Novanta proprio come accampamento per la manodopera. Nel resto dell’anno, famiglie intere sopravvivono grazie al riciclo dei rifiuti. Il Brasile, decima economia del pianeta, convive con un sistema di gestione dei rifiuti disomogeneo che si basa in gran parte sul lavoro informale: degli oltre 80 milioni di tonnellate di rifiuti urbani all’anno, solo circa il 6% viene effettivamente riciclato. E sono i circa 700 mila catadores autonomi – invisibili e senza tutele – a recuperare tra il 60 e l’80% del riciclo effettivamente realizzato nel Paese. Il resto si disperde tra discariche autorizzate, siti non adeguati e aree abusive, ancora usate da quasi un terzo dei municipi del Paese.
La cooperativa Cooremm – Cooperativa dei raccoglitori di rifiuti di Marcos Moura – nasce tra le pieghe di questi dati, dalle mani di fratel Francesco. Oggi sono 24 soci e circa 150 catadores esterni: è la più organizzata dello stato del Paraíba. Si lavora dal lunedì al venerdì, dalle 7 alle 17, con uno stipendio un po’ più alto di quello base. C’è chi esce con il camioncino per assicurare la raccolta, e chi lavora nel capannone per suddividere i materiali che poi verranno venduti. Come Antonio, che dopo aver passato ventun anni per strada, ha scelto di entrare in cooperativa: «Accolgo i catadores che arrivano alla bilancia; organizzo i materiali, preparo gli imballaggi». Accanto a lui c’è Nena, 56 anni, presidente, ha cresciuto da sola quattro figli. «Sono orgogliosa di essere una catadora. Prima non avevo una vita. Ora sì». Sorride sempre, anche quando la sera percorre chilometri per andare a scuola dopo il lavoro. Reginaldo indica un carretto: «All’inizio lavoravo per strada con uno di quelli. Con il tempo le cose sono migliorate e questo capannone lo chiamiamo “casa”. Qui hanno lavorato anche mia sorella e mio fratello, che non ci sono più. Io ora sono malato. Ma noi siamo combattenti: continuiamo a lottare». A pochi chilometri, a João Pessoa, c’è uno dei siti controllati da Orizon, principale operatore del settore che attualmente gestisce 17 discariche e tratta un volume totale di rifiuti pari a 9 milioni di tonnellate all’anno, poco più del 10% del volume totale del Brasile. Le chiamano discariche controllate: il terreno viene impermeabilizzato per proteggere le falde acquifere. «Abbiamo una produzione media di rifiuti pro capite all’anno di circa 382 chili a persona», spiega l’azienda. Anche indossando la mascherina l’aria pregna si avvinghia ovunque. Tutto attorno, sembra un paesaggio lunare. La terra rossa, le foglie secche, e migliaia di sacchi dell’immondizia che l’escavatrice inghiotte inesorabile. Orizon riceve circa 2mila tonnellate al giorno, servendo 10 comuni delle Stato di Paraíba. «Sul totale di rifiuti, la percentuale di riciclo è di circa il 5%, abbiamo bisogno di migliori politiche pubbliche affinché questi rifiuti possano essere separati alla fonte». Una legge a livello nazionale, in realtà, c’è: la 12.305 istituita nel 2010. Ma per lo più non viene rispettata.
In città come Santa Rita, la spesa pubblica per la raccolta e lo smaltimento raggiunge cifre milionarie. A Cooremm, per il servizio reso, arrivano poco più di 20 mila reais al mese. A gennaio, dopo anni di insistenze, la cooperativa ha firmato il suo primo contratto con il Comune: l’equivalente di circa cinquanta euro per tonnellata raccolta. «È poco, ma è l’inizio di un riconoscimento», dice fratel Francesco. «Per anni i catadores sono stati trattati come mendicanti. Ora entrano nei condomini per il porta a porta e trovano fiducia, non disprezzo». Il cancello, si apre. Il papà esce con un bicchiere d’acqua per il bambino che è rimasto ad aspettarlo. È ora di tornare in strada. Domani, forse, arriverà la scuola.
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