Coop alla sfida della partecipazione: «Comprare è scegliere»

Con 350 negozi, Coop Alleanza 3.0 è la più grande del sistema. Il presidente, Domenico Trombone: «Al centro c'è l'ascolto dei soci, che ci chiedono servi. Come la salute»
December 19, 2025
Coop alla sfida della partecipazione: «Comprare è scegliere»
L'ingresso di un punto vendita Coop © Elisabetta Baracchi-Serena Campanini
«La base dei soci è solida e vitale. Hanno voglia di partecipare e dire la loro, ma vanno ascoltati di più. Solo così possiamo preservare e rilanciare le nostre specificità, valoriali e industriali, che ci fanno guardare con ragionevole ottimismo ad un mercato dove non è scritto che debbano vincere sempre gli sconti sulla pelle dei fornitori, l’Amazon di turno, i punti vendita giganti e impersonali». Domenico Trombone è al vertice di Coop Alleanza 3.0 da un anno, dopo un lungo percorso di risanamenti nel mondo cooperativo ma non solo. «A me è stato chiesto di impostare la fase di rilancio», spiega in questa intervista ad Avvenire, la prima in cui racconta la logica di quello che definisce un «piano di rimessa a fuoco del gruppo», con i suoi 2,2 milioni di soci, 16mila dipendenti, 350 negozi. Numeri che ne fanno la più grande cooperativa di consumo in Italia, ma che negli anni l’hanno un po’ paralizzata, complici le aggregazioni e una governance molto articolata, per alcuni pure troppo, e non sempre capace di mediare tra le diverse sensibilità. Di qui il cambio al vertice un anno fa e la scelta di una figura esterna ma vicina, confermata alla presidenza nella tornata assembleare del 2025, e una strategia di rilancio basata su «ascolto, riorganizzazione e nuovi servizi per i soci». A partire – annuncia Trombone - dalla salute.
Per come va il mondo, e l’Italia non fa differenza, la nostra vita è scandita dagli acquisti, sempre più piccoli, frequenti e digitali: che spazi ci sono per una cooperativa di consumo fatta di soci e supermercati?
Domenico Trombone, presidente di Coop Alleanza 3.0
Domenico Trombone, presidente di Coop Alleanza 3.0
Tutto dipende dalla nostra capacità di stare sul mercato con competenza, senza rinunciare alla nostra anima.
In sintesi qual è?
La centralità del socio. Ivano Barberini, figura storica per il mondo della cooperazione, diceva che «il socio non è un cliente ma un cittadino economico». Non è retorica: quando il socio smette di sentirsi parte, la cooperativa perde le sue radici e diventa solo un operatore di mercato. Oggi, in una realtà grande come Coop Alleanza 3.0, il compito è riconoscere al socio un ruolo attivo e la possibilità di sentirsi protagonista: ascoltarlo, coinvolgerlo, renderlo partecipe, attraverso nuovi strumenti di partecipazione, fisici e digitali.
Ma davvero c’è voglia di partecipazione? In generale non è così.
Dipende dai territori, dalle fasce d’età, dai temi. Ma ciò che vediamo nella nostra rete è che, tra individualismo e frammentazione, la cooperazione può essere un antidoto alla solitudine sociale. E un gesto quotidiano come la scelta d’acquisto può diventare uno spazio di relazione dove economia e comunità si intrecciano.
A giugno avete tolto i prodotti israeliani dai negozi e introdotto la Gaza Cola sugli scaffali: come è nata l’idea?
Da una precisa istanza emersa nelle nostre assemblee elettive, in cui sono espressi oltre 41mila soci, e da un’indicazione del Comitato Etico e ha riguardato solo alcuni prodotti. Con la nostra decisione abbiamo suscitato un dibattito sano e salutare all’interno del nostro sistema e nell’intero Paese.
È stata una scelta che ha fatto molto discutere.
Posso dire che dopo la nostra presa di posizione sono scaturite iniziative di solidarietà attraverso la raccolta di beni di prima necessità in tutto il mondo della cooperazione. Per accendere un fuoco bisogna che qualcuno inneschi la prima scintilla, e credo che i nostri soci si aspettino che a farlo, anche attraverso posizioni coraggiose, sia proprio l’attore più grande del settore. E noi sentiamo “nostra” questa responsabilità. Altrettanto “nostra” è la ferma e totale condanna di ogni forma di violenza, come la recente aggressione alla redazione de “La Stampa, a cui esprimo solidarietà a nome mio e di tutta la cooperativa”
Ipercoop a Imola / Paolo Righi
Ipercoop a Imola / Paolo Righi
Ci sono altre iniziative analoghe in cantiere?
Coop Alleanza 3.0, per storia e dimensione nel sistema cooperativo, ha il dovere di lavorare su scelte che riflettano coerenza valoriale. Dal sostegno alle filiere corte e ai produttori locali, alle campagne su temi civici e sociali come la prevenzione della violenza di genere, il disagio psichico e l’educazione alle relazioni, a un maniacale controllo della qualità dei prodotti e delle condizioni di lavoro anche nella filiera… Si tratta di percorsi che rispondono alle istanze dei soci e rafforzano il ruolo della cooperativa come attore principale, economico e sociale, dei territori in cui opera, con un riferimento valoriale chiaro.
I negozi restano il vostro baricentro: ne state aprendo di nuovi?
Sì, ne abbiamo aperti e ne apriremo. Altri purtroppo siamo stati costretti a cederli e, per questi, dobbiamo scusarci con i nostri soci ed i nostri colleghi ai quali, comunque, in questi casi, abbiamo sempre cercato di assicurare percorsi che tutelino i loro diritti e la permanenza del posto di lavoro. Oltre alle nuove aperture considero altrettanto importanti gli interventi di ristrutturazione e “personalizzazione” della rete esistente: i nostri negozi non sono tutti uguali, devono essere sempre più in grado di adattarsi alle specifiche esigenze delle comunità che li abitano. Nel 2024 abbiamo riqualificato 47 punti vendita e solo quest’anno abbiamo previsto 130 milioni di investimenti tra aperture e riqualificazioni. Anche la scelta dell’assortimento rispetta questa visione: è il nostro modo di essere vicini alle esigenze dei consumatori e dei soci.
Il presidio delle aree interne è un tema centrale. Voi ce la fate?
Dei quasi 350 punti vendita della rete, 80 si trovano in comuni sotto i 10 mila abitanti e in altri 45 tra i 10 e i 15 mila, sono luoghi dove la presenza Coop è un riferimento non solo per gli acquisti ma per l’occupazione, la socialità e i servizi, su cui intendiamo rilanciare pesantemente.
Ad esempio?
La cooperazione di consumo è nata a metà dell’800 per rispondere alle esigenze dei soci, ed è un dato di fatto che siano cambiate. I soci Coop, da sempre, sanno di poter contare sul prestito loro riservato e su altri servizi accessori come i prodotti assicurativi, ma ora ci stiamo concentrando in particolare sul tema salute, con la implementazione di convenzioni con strutture sanitarie specializzate e assicurazioni dedicate. La sanità, soprattutto nelle aree marginali, è uno dei punti di maggior sofferenza, i soci ce lo dicono e noi non vogliamo tirarci indietro.
In tema di sostenibilità un punto qualificante è il rapporto con le filiere: come si può conciliare prezzo finale e tutela dei fornitori?
I fornitori sanno di poter lavorare con noi solo se aderiscono a una visione sostenibile ed etica, fanno una scelta di campo, decidono di crescere con noi. La Cooperativa sostiene anche i piccoli produttori in questa scelta, valorizzando la filiera corta e il territorio. Ma ai principi di fondo, alla tutela del consumatore, alla qualità, non deroghiamo. Si può fare, lo facciamo già.
Una scelta di campo, che ha un costo. Oggi l’attività commerciale di Alleanza 3.0 è sotto il punto di pareggio, una situazione più che compensata dalle partecipazioni finanziarie: è una situazione inevitabile?
L’anno scorso abbiamo sostenuto investimenti straordinari pari a 80 milioni, che hanno già permesso di contenere i prezzi sugli scaffali e di destinare ai soci, nel 2024, 173 milioni di euro in vantaggi esclusivi. Ma siamo convinti che impresa e mutualità possano e debbano coesistere. Le partecipazioni finanziarie consentono anche di sostenere scelte coerenti con la missione cooperativa in un equilibrio virtuoso: investimenti nella rete, sostegno alle comunità e solidità economica.
E la gestione caratteristica?
Deve essere efficiente. Essendo un’impresa cooperativa, non abbiamo l’ossessione di utili o dividendi da distribuire come avrebbe una società per azioni, ma il nostro approccio deve essere ugualmente rigoroso e virtuoso, perché solo se saremo sempre più in salute saremo in grado di effettuare gli investimenti necessari per risponder ai bisogni dei nostri soci.
Alleanza 3.0 ha il 23% di Unipol ed è primo socio di un gruppo assicurativo che controlla Bper, ha favorito le acquisizioni bancarie degli ultimi anni, compresa quella più recente di Popolare Sondrio, e per questo al centro di un mercato bancario e assicurativo in fermento: come vi muoverete?
Siamo stati, siamo e resteremo azionisti, azionisti “puri”. Il nostro approccio non cambierà mai; la governance di Unipol è pienamente autonoma – principio sacrosanto - e sta ottenendo risultati più che ragguardevoli.

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