sabato 8 maggio 2010
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La parola fine alle speranze dei Tory di guidare da soli il Regno Unito è arrivata a metà mattina quando la Bbc, conti alla mano, ha confermato che quello che s’insedierà nei prossimi giorni sarà un «hung Parliament», un Parlamento appeso, bloccato. Però se la maratona notturna e il continuo rincorrersi fra dati ufficiali, exit poll e proiezioni (molto precisi sin dall’inizio) lasciavano speranze ai Tory, hanno anche subito bruciato i sogni di grandezza del liberaldemocratico Clegg, il primo a parlare «di notte di delusione», e infranto la speranza di rimonta del premier laburista Gordon Brown, che resta comunque in carica fino a quando non emergerà un altro governo. Il partito di Cameron si è fermato a 306 seggi, a meno venti dalla soglia della maggioranza assoluta, e ha registrato un balzo di 98 deputati rispetto al 2005. Nemmeno Margareth Thatcher nel 1979 guadagnò così tanti seggi. Brusca frenata dei laburisti, che con i 258 seggi conquistati segnano un meno 90 rispetto alla scorsa legislatura. Chi esce ridimensionato, e non solo per le aspettative create nella campagna elettorale e alimentate dai sondaggi, è il partito liberal-democratico di Nick Clegg. Che pur incrementando dell’1% il numero di voti complessivi e sfiorando il 23%, porta a Westminster, colpa del sistema maggioritario a turno unico, appena 57 rappresentanti, 5 in meno rispetto al 2005. Ma se la matematica condanna i lib-dem, i giochi delle alleanze trasformano il partito di Clegg nell’elemento chiave per la formazione del nuovo esecutivo.In termini percentuali i conservatori hanno il 36,1%, i laburisti invece il 29,1%, dati che calati nei 650 collegi elettorali del Regno Unito confermano ancora una volta che in Gran Bretagna il sistema bipartitico resta nel Dna della popolazione. Ha incrementato i consensi il partito della destra nazionalista Bnp (1,9%). Ma questo non si è tramutato in posti a Westminster. Il leader dell’Bnp, Nicholas Griffin, ha perso nettamente nel collegio di Barking che ha rieletto la laburista Margareth Hodge. E anche a Dagenham, dove il Bnp era dato in ascesa, ha prevalso il candidato di Brown. Gli indipendentisti dell’Ukip si fermano al 3,1%, anche loro in crescita ma senza seggi. Il nuovo Parlamento avrà il maggior numero di «new entry» degli ultimi decenni. Una delle novità è l’ingresso a Westminster dei Verdi con l’elezione a Brighton della leader del partito, Caroline Lucas. Ha perso il seggio a Westminster il premier nordirlandese e leader del Partito democratico unionista (Dup) Peter Robinson. Il Dup ha comunque preso 8 seggi, e cinque sono andati al Sinn Fein. Nessuno invece al blocco unionisti-conservatori sul quale puntava molto Cameron. Il Galles, tradizionale feudo laburista, si colora di blu (conservatori): da tre i Tory gallesi alla Camera dei Comuni passano a otto. Ma niente da fare per Cameron in Scozia dove i laburisti hanno preso 41 dei 59 seggi. Mentre molti big del partito laburista, fra cui ministri in carica ed ex esponenti del governo, sono stati sconfitti nei loro collegi. Hanno votato quasi 25 milioni di britannici, pari al 65,4%, contro il 61,4% del 2005. Ai seggi ci sono stati disordini e momenti di tensione. A Sheffield, nella «polling station» di Clegg alle 22 la polizia ha impedito alle persone in coda e che non erano entrate nei seggi di votare. Stessa situazione a Leeds, Britons e a Hackney (est di Londra), dove gli elettori hanno improvvisato un sit-in di protesta. La Commissione elettorale ha aperto un’inchiesta per appurare i motivi per cui a centinaia di persone nel Paese è stato praticamente impedito di votare.
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