mercoledì 31 marzo 2021
Alla donna salvadoregna l'agente è salito sulla schiena per ammanettarla spezzandole la schiena: è morta così Victoria Esperanza Salazar. Aveva denunciato gli abusi del compagno su di lei e una figlia
«Giustiza per Victoria»: le proteste a El Salvador per l'uccisione in Messico della rifugiata Victoria Esperanza Salazar

«Giustiza per Victoria»: le proteste a El Salvador per l'uccisione in Messico della rifugiata Victoria Esperanza Salazar - Reuters

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Era originaria dell’Honduras. Viveva in Messico da tre anni con un visto umanitario. La sua vita è finita per strada, stesa a terra, la faccia schiacciata sull’asfalto, mentre urlava a una poliziotta che le stava sulla schiena con le ginocchia per legarle le mani. Si chiamava Victoria Esperanza Salazar. Il fatto è avvenuto il 27 marzo nella città messicana di Tulum. L’autopsia ha concluso che è morta perché le è stata fratturata la colonna vertebrale all’altezza del collo, della prima e seconda vertebra. La Procura ha affermato che le lesioni «sono compatibili con le manovre di sottomissione che sono state applicate alla vittima durante il suo arresto». Arresto avvenuto dopo un diverbio in un negozio tra la donna e alcuni clienti. C’è un video dell’accaduto: lei è esamine a terra, i poliziotti intorno a lei parlano, poi la caricano nel retro dell’auto e portano via il corpo.

Manifestazioni di solidarietà verso Victoria Esperanza Salazar a Cancun, in Messico

Manifestazioni di solidarietà verso Victoria Esperanza Salazar a Cancun, in Messico - Ansa

Obrador parla di «omicidio». Tensioni nello Stato del Quintana Roo

​Il presidente messicano Andres Manuel Lopez Obrador ha apertamente parlato di omicidio. «È stata trattata con brutalità e uccisa – ha dichiarato –. Questo ci riempie di dolore e vergogna». La Procura dello Stato di Quintana Roo ha annunciato di aver aperto un’indagine su quattro agenti di polizia: «Non ci sarà impunità per chi ha partecipato alla morte della vittima». Il governo darà sostegno alle due figlie della donna. L’accaduto potrebbe alimentare la tensione nel Quintana Roo, dove a novembre la polizia usò munizioni vere quando un centinaio di persone protestò contro i femminicidi, lanciando oggetti contro il municipio e abbattendo barriere. Gli agenti spararono in aria, e varie persone rimasero ferite nella calca. Il governo statale condannò l’uso della forza e il capo della polizia locale perse l'incarico. A Tulum e Città del Messico ci sono già state molte marce di protesta. Tanti hanno fatto un paragone con l’uccisione di George Floyd negli Usa, l’afroamericano morto dopo che un poliziotto bianco gli ha premuto un ginocchio sul collo per circa 9 minuti.

Manifestazioni di solidarietà verso Victoria Esperanza Salazar a Città del Messico

Manifestazioni di solidarietà verso Victoria Esperanza Salazar a Città del Messico - Ansa


Victoria Esperanza Salazar aveva denunciato violenze da parte del compagno, che avrebbe anche abusato di una delle sue figlie. L’uomo è stato arrestato. «Victoria aveva presentato settimane fa una denuncia e portato la figlia in un rifugio per proteggerla», ha confermato il governatore dello Stato di Quintana Roo, Carlos Joaquin. Mentre il presidente del Salvador, Nayib Bukele, ha rilevato che, nonostante la denuncia della donna, «nulla è stato fatto. Solo ora che Vittoria è morta – ha sottolineato – hanno iniziato a seguire il caso».

Rosibel Emerita Arriaza, la madre della rifugiata salvadoregna Victoria Esperanza Salazar

Rosibel Emerita Arriaza, la madre della rifugiata salvadoregna Victoria Esperanza Salazar - Ansa


La Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) dell’Organizzazione degli Stati americani (Osa) e diverse agenzie delle Nazioni Unite hanno condannato duramente l’accaduto e chiesto giustizia La Cidh ha auspicato «azioni dal Messico per indagare sui fatti e, nel caso, perseguire e punire i responsabili». Guillermo Fernández, rappresentante dell'Ufficio Onu dei diritti umani, ha dichiarato che «la tragica ed evitabile morte della signora Salazar per mano delle forze dell’ordine è un segno dell’urgenza di attuare pienamente protocolli di azione allineati con gli standard internazionali». Parole di condanna sono giunte anche da UN-Women, Acnur e Oim.

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