mercoledì 23 aprile 2014

​Lavrov: reagiremo se saranno attaccati i nostri interessi. Ripresa l'offensiva di Kiev contro i separatisti filorussi nell'Est del Paese. Reporter Usa in mano ai filorussi.

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Duro monito di Mosca nelle ore in cui i ribelli filo-russi nell'est dell'Ucraina fronteggiano la nuova offensiva militare di Kiev. Il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, ha avvertito che la Russia reagirà se i suoi interessi in Ucraina saranno attaccati, esattamente come accadde in Sud Ossezia nell'estate del 2008, quando poi la crisi sfociò nella breve guerra con la Georgia.Il capo della diplomazia russa non ha fornito dettagli su questo altolà, ma il riferimento all'Ossezia del Sud allude chiaramente a un'azione militare. Lavrov ha anche accusato gli Stati Uniti - che intanto, per "rassicurare gli alleati", schierano 600 soldati tra Polonia e Paesi Baltici - di manovrare le autorità ucraine e di aver ispirato la ripresa dell'operazione "antiterrorismo" nel sud-est del Paese. "Avevano annunciato la sospensione della cosiddetta operazione anti-terrorismo; però ora che il vicepresidente Usa, Joe Biden, ha visitato l'Ucraina hanno annunciato la ripresa della fase attiva di questa operazione, cominciata subito dopo la visita del direttore della Cia a Kiev".L'offensiva di Kiev minaccia di mettere la parola fine in modo definitivo all'accordo siglato la scorsa settimana a Ginevra tra Russia, Usa, Ue e Ucraina. Proprio perché Washington non vede segnali "positivi" da Mosca volti a disinnescare la tensione, il segretario di Stato Usa, John Kerry, ha minacciato Mosca di nuove sanzioni.Intanto il leader dei filorussi di Donetsk, Pavel Gubarev, autoproclamatosi "governatore del popolo" ha proposto di creare uno Stato federale nel sud-est dell'Ucraina, dopo il referendum sull'indipendenza delle regioni russofone, convocato per l'11 maggio a Donetsk e Lugansk. Come ha scritto sulla pagina Facebook, il nuovo Stato si chiamerà "Novorossia" ("Nuova Russia"), come lo stesso Vladimir Putin ha chiamato il sud-est dell'Ucraina, riferendosi al nome di questa zona in epoca zarista.Invece le milizie filorusse di Slaviansk, nella regione di Donetsk, hanno fatto sapere di tenere in custodia il giornalista americano Simon Ostrovsky, del cui "rapimento" si era diffusa la notizia martedì sera, e anche un'ucraina, Irma Krat.Insomma una situazione ancora sul filo del rasoio. Per questo spicca ancora di più la voce, isolata dal coro, di Tony Blair: l'ex premier britannico pensa infatti che i leader occidentali debbano accantonare le divergenze con la Russia sull'Ucraina e invece concentrarsi sull'estremismo islamico, una "priorità dell'agenda internazionale"; e anzi -aggiunge - l'Occidente pagherà "un prezzo pesante" per il mancato intervento in Siria.Continua intanto la guerra diplomatica delle espul­sioni e delle liste nere. Martedì Mosca ha cacciato il pri­mo segretario dell’ambasciata ca­nadese in risposta alla stessa mi­sura adottata recentemente da Ot­tawa contro l’addetto militare rus­so presso la legazione russa. E Bruxelles, otto giorni dopo aver annunciato sanzioni, non è anco­ra riuscita a produrre il nuovo e­lenco delle persone (soprattutto russe) che saranno colpite da mi­sure punitive in seguito all’annes­sione della Crimea. Il portavoce dell’Alto rappresentante per la po­litica estera Ue ha spiegato che il congelamento dei beni e il blocco dei visti per viaggiare in Europa, «richiede tempo e dipende da co­me evolve la situazione sul terre­no ».Intanto, dopo la tregua di Pa­squa, peraltro violata, il presiden­te ucraino Oleksander Turchynov ha ordinato alle forze armate di Kiev di riprendere le operazioni an­ti- terrorismo contro i separatisti fi­lo-russi nelle regioni orientali. Tur­chynov ha spiegato che questa è la risposta al ritrovamento, nella re­gione di Donetsk, dei cadaveri di «due persone brutalmente tortu­rate con il pieno sostegno e la con­nivenza della Russia». Turchynov ha anche affermato che l’occupazione da parte dei filorus­si di un commissariato di polizia a Kramatorsk, nell’Est, ha di fatto re­so nulli gli accordi di Ginevra si­glati il 17 aprile. Un giudizio con cui si trova d’accordo l’ex primo ministro ucraino Julija Timo­shenko – candidata alle elezioni del 25 maggio – che ha invitato la co­munità internazionale ad usare la «massima fermezza» contro Mo­sca «perché la forza aggressiva cre­scente in Russia si può affrontare solo con una forza simile o supe­riore».

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