mercoledì 27 dicembre 2023
L'Ucraina è il Paese più contaminato al mondo. La storia del ragazzo di Izyum: un piede sull'ordigno lasciato dai russi fra le macerie della casa di famiglia rasa al suolo
La segnalazione del pericolo mine in una zona dell'Ucraina

La segnalazione del pericolo mine in una zona dell'Ucraina - Ansa

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Ancora esce il sangue. Con un tocco lieve, Vita Beljvzeva passa la garza sulla gamba di suo figlio Yaroslav. Appena amputata. «Non ce l’hanno fatta a salvarla», sospira riferendosi ai medici che l’hanno operato. Una mina gliel’ha fatta perdere per sempre. Lasciata dall’esercito russo vicino alle macerie della loro casa bombardata. La vendetta su chi sarebbe tornato a scavare in mezzo a quel poco che resta di proprio, prima della ritirata che ha restituito la libertà a una comunità rimasta sotto occupazione per oltre sei mesi: Izyum. Nome associato alla più grande fossa comune scoperta dall’inizio dell’invasione ma anche alla distruzione sistematica, troppo simile a una rappresaglia, fra le vie della cittadina nell’est dell’Ucraina, a cinquanta chilometri del confine russo.

Una casa bombardata a Izyum

Una casa bombardata a Izyum - Gambassi

«Anche noi siamo tornati: non ce la facevamo a restare lontani», afferma Vita. Lei, suo marito e Yaroslav di 15 anni. Mamma e figlio si erano salvati dalla furia dei militari di Mosca quando a marzo 2022 le truppe avevano assediato Kamianka, villaggio che prima della guerra contava mille abitanti. «Siamo fuggiti di notte a piedi per il bosco. Abbiamo attraversato il fiume. E siamo stati soccorsi da un gruppo di volontari». Ma l’incubo russo si sarebbe ripresentato a distanza di oltre un anno, sotto forma di ordigni anti-uomo. Trappole mortali che infestano un terzo dell’Ucraina, il Paese più contaminato al mondo: dalle zone intorno al fronte in cui vengono seminate per impedire l’avanzata di mezzi e unità militari agli agglomerati finiti in mano russa dove sono sparse in spregio alla popolazione. Come il minuscolo abitato della famiglia Beljvzeva. «Quando abbiamo saputo della liberazione, ci siamo precipitati. Però abbiamo trovato la nostra casa rasa al suolo», racconta la donna. Non hanno ceduto. «Grazie ad alcuni amici di famiglia abbiamo preso in affitto una modesta abitazione». È alle porte di Izyum. E adesso nel divano-letto Vita medica il figlio.

Una casa bombardata a Izyum

Una casa bombardata a Izyum - Gambassi

​Da qui Yaroslav e suo padre hanno iniziato a fare la spola con il villaggio e le mura implose della loro villetta. Con una vecchia moto. Al pomeriggio quando il ragazzo finiva le lezioni online. Perché nella regione di Kharkiv si studia solo con la didattica a distanza: troppi bombardamenti e troppo rischiose le scuole (che restano tutte chiuse). «Mio marito è un ex militare. Si è congedato da poco: ha combattuto in prima linea ed è stato ferito», sottolinea la donna. Ha sentito l’esplosione della mina. «Eravamo andati a rimettere in ordine i mattoni - spiega Yaroslav con uno filo di voce -. Mi sono allontanato di poco. Ho messo il piede su una foglia». Ed è successa la «disgrazia», come la chiama la madre.

I segni della distruzione russa a Izyum, la cittadina della regione di Kharkiv nell'est dell'Ucraina

I segni della distruzione russa a Izyum, la cittadina della regione di Kharkiv nell'est dell'Ucraina - Gambassi

Prova a sorridere Yaroslav, ma il suo sguardo dice altro. «Mio marito lo ha fasciato alla meglio. E lo abbiamo portato all’ospedale di Kharkiv». Centoventi chilometri di strada devastata dalle bombe. «Le ferite erano eccessivamente profonde per evitare il taglio della gamba», ripete la donna. Al suo fianco ci sono i volontari e il parroco greco-cattolico, padre Petro Maika, che aiutano la famiglia: per le cure e i bisogni primari. È ancora presto per una protesi. In tutto il Paese almeno 40mila persone hanno subito un’amputazione nei ventidue mesi di conflitto. «Il nostro sogno era ricostruire la casa distrutta. Adesso le priorità sono altre», sospira Vita accarezzando il volto smarrito del suo ragazzo.

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