sabato 30 luglio 2022
Prove di dialogo tra Russia e Usa: i ministri degli Esteri tornano a parlarsi a sei mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. Spiragli positivi, ma restano le «linee rosse»
Antony Blinken, a sinistra, e Sergei Lavrov in una foto d'archivio

Antony Blinken, a sinistra, e Sergei Lavrov in una foto d'archivio - Ansa

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Russia e Stati Uniti tornano a parlarsi, ma la strada è tutta in salita. E se da Mosca è arrivata una sollecitazione per la normalizzazione dei rapporti, sul tavolo rimangono dossier complessi. E soprattutto resta la guerra in Ucraina, con le «linee rosse» ribadite dalle due parti. Ieri, nel tardo pomeriggio, c’è stata una telefonata fra il segretario di Stato americano, Antony Blinken, e il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov: la prima dall’inizio della guerra in Ucraina, lo scorso 24 febbraio.

Sono state in particolare due le questioni intorno alle quali si è sviluppato il confronto. La prima considera l’ipotesi di uno scambio di prigionieri – l’uomo d’affari russo, Viktor Bout, considerato un trafficante d’armi, potrebbe tornare a casa in cambio della liberazione di due cittadini americani, Brittney Griner e Paul Whelan, attualmente detenuti in Russia e accusati rispettivamente di traffico di droga e spionaggio –; la seconda riguarda lo sblocco dell’esportazione del grano. Su queste basi, i capi delle due diplomazie hanno toccato anche altri tasti, molto delicati, in un colloquio che Blinken ha definito «franco e diretto».

Il Segretario di Stato Usa ha fornito particolari sulla telefonata, avvenuta con qualche giorno di ritardo rispetto a quanto previsto da Washington poiché Lavrov arrivava (rafforzato) da settimane piuttosto movimentate, nelle quali ha condotto un importante tour in Africa – dove ha visitato Egitto, Etiopia, Congo e Uganda – per poi volare a Tashkent, in Uzbekistan, per incontrare l’omologo cinese e ribadire che i rapporti fra la Russia e la superpotenza asiatica sono ottimi «nonostante la difficile situazione geopolitica». «Ho fatto pressioni affinché il Cremlino accetti la proposta sostanziale che abbiamo presentato sul rilascio di Paul Whelan e Brittney Griner», ha spiegato Blinken.

Senza mancare di “ricordare” con fermezza al suo interlocutore che, sulla questione del grano, «il mondo si aspetta che Mosca rispetti gli impegni» presi nell’ambito dell’accordo per l’export di grano sui porti del Mar Nero. Blinken ha anche sottolineato che la comunità internazionale «non riconoscerà mai» i territori dell’Ucraina conquistati dai russi. «Non posso darvi una valutazione in merito al fatto che le cose siano più o meno probabili», ha detto dopo il colloquio Blinken, ma ha sottolineato di essere riuscito a sollevare con Lavrov «tutte le questioni» che erano in programma.

Molti gli elementi di contenuto riferiti in una nota dal ministero degli Esteri russo. Lavrov, si legge, ha ribadito che «tutti gli obiettivi che Mosca si è posta saranno raggiunti», e ha specificato che le forze armate russe «stanno osservando rigorosamente il diritto internazionale», respingendo così le accuse di crimini di guerra che arrivano da mesi. Il ministro degli Esteri ha parlato della «necessità di una normalizzazione», ma non ha perso l’occasione per mettere in chiaro che l’invio di armi da parte degli Usa e della Nato all’Ucraina deve cessare, e che «non fa altro che prolungare il conflitto».

Il diplomatico russo ha posto anche l’accento sulla revoca delle sanzioni agricole contro la Russia, accusando Washington di non avere mantenuto le promesse per rimuovere gli ostacoli alle esportazioni di prodotti agricoli russi.

La partita a questo punto sembra essere in campo russo: Mosca deve decidere se accettare lo scambio oppure no. Un passaggio, questo, che potrebbe essere propedeutico – appunto – alla normalizzazione dei rapporti. E in molti sperano anche alla fine della guerra. Ma l’Amministrazione Biden deve anche fare i conti in casa sua: una mozione non vincolante approvata ieri dal Senato chiede di dichiarare la Russia «uno Stato che finanzia il terrorismo» per le sue azioni in Cecenia, Georgia, Siria e Ucraina. Un provvedimento che, se approvato, verrebbe sicuramente considerato da Mosca come un atto ostile. E riporterebbe indietro le lancette del dialogo.

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