sabato 1 ottobre 2022
Mosca si ritira da Lyman, nella zona di Donetsk. In Crimea colpita una base. Stop provvisorio al metano verso l’Italia. L’incognita sulle mosse del Cremlino. Kadyrov chiede di usare le bombe atomiche
Guerra, giorno 220: la nuova avanzata di Kiev e la dura battaglia del gas
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Nel giorno 220 della guerra in Ucraina si registrano vittorie di Kiev sul terreno e nuove tensioni sulle forniture energetiche, mentre ci si interroga sui possibili sviluppi della crisi da parte russa. Se Mosca, grazie all’astensione della Cina, ha evitato la censura Onu per l’annessione dei territori ucraini occupati, dall’altra parte deve fronteggiare la controffensiva di Kiev che non è rallentata dalla proclamazione ufficiale di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia come nuove province della Federazione.

A Lyman, snodo strategico a Est, "le truppe russe, oltre 5mila militari, sono circondate dall'esercito ucraino. Hanno fatto appello ai comandi con la richiesta di ritirarsi ma la richiesta è stata respinta", aveva fatto sapere il capo dell'amministrazione militare di Lugansk, Sergiy Gaidai. Le truppe ucraine avevano già interrotto le comunicazioni di terra a supporto dei russi nell'area di Drobysheve-Lyman e preso il controllo delle strade. Ma poco dopo è arrivato l’annuncio ufficiale, con l’ammissione anche da parte di Mosca: ritiro dalla città chiave nella provincia di Donetsk “verso posizioni più vantaggiose” e bandiera azzurra e gialla issata sul pennone dai soldati che hanno scacciato gli invasori. Anche in Crimea si segnalano danni a una base aerea russa, che potrebbe essere stata colpita da un’incursione delle forze di Kiev.

Intanto, emerge l’ipotesi, riportata dal quotidiano britannico “The Guardian”, che a piazzare le bombe che hanno provocato quattro falle nei gasdotti Nord Stream 1 e 2, a circa 80 metri di profondità nelle zone economiche esclusive di Svezia e Danimarca, potrebbero essere stati i robot di manutenzione, che operano all'interno della struttura durante lavori di riparazione. Secondo gli esperti interpellati, “se questa teoria si rivelerà corretta, la natura sofisticata dell'attacco e la potenza dell'esplosione aggiungerebbero peso ai sospetti che gli attacchi siano stati effettuati da un potere statale, con il dito puntato contro la Russia".

Anche fonti di intelligence citate dalla versione digitale del settimanale tedesco “Spiegel” ritengono che le condotte siano stati colpite in quattro punti da esplosioni, precisamente con 500 chili di tritolo. Gli investigatori di Berlino hanno effettuato letture sismiche per calcolare la potenza delle esplosioni, risultate equivalenti a quella di una bomba utilizzata per i raid aerei. Subacquei o robot telecomandati occidentali potrebbero visitare i siti delle perdite di gas già nelle prossime ore per acquisire nuove informazioni. Restano da chiarire i motivi per cui la Russia potrebbe avere voluto compiere un atto di auto-sabotaggio. Operazione di terrorismo psicologico? Sospensione della fornitura senza pagare le penali dei contratti (nel caso non si riesca a provare che le esplosioni sono state provocate da Mosca)? Segnali obliqui di interpretazione ancora non chiarita?

In ogni caso, la strategia del Cremlino sembra quella di continuare a usare l’energia come arma. È toccato anche all’Italia con la sospensione provvisoria delle consegne di gas da parte di Gazprom a Eni dalla linea di Tarvisio che proviene dall’Austria, un’interruzione per ora non giustificata in modo plausibile. Anche se l'offerta di gas russo rispetto a quella complessiva a disposizione dell'Italia è ormai inferiore al 10%, il segnale non è da sottovalutare. Dal punto di vista strettamente energetico, il piano di Eni di potenziamento e diversificazione delle forniture permetterà di sostituire progressivamente gli oltre 20 miliardi di metri cubi all'anno di volumi di gas importati da Mosca fino allo scorso anno. Ma, nonostante gli acquisti addizionali dall'Algeria, la mancanza del contributo russo per l’intero inverno potrebbe portare a razionamenti, se le temperature fossero particolarmente rigide e richiedessero un utilizzo superiore alla media degli impianti di riscaldamento.

A conferma della gravità della crisi energetica sono arrivate anche le parole della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che, inaugurando il gasdotto tra Bulgaria e Grecia, ha nuovamente esortato l'Europa a una risposta comune, capace di ridurre i costi energetici per famiglie e imprese. "La Ue ha tutto ciò di cui ha bisogno per liberarsi dalla nostra dipendenza dalla Russia. È una questione di volontà politica", ha ribadito. "Senza una risposta europea comune, rischiamo seriamente la frammentazione. Come in passato, dobbiamo preservare condizioni di parità ed evitare distorsioni del mercato unico". Il cosiddetto interconnettore tra Atene e Sofia permetterà a quest’ultima di affrancarsi dalla dipendenza per l’80% dal metano proveniente dalla Russia.

Ma se gli strumenti a disposizione di Mosca diventano spuntati e le sorti della guerra peggioreranno, si farà più pesante l’incognita sulle future decisioni che potrà assumere Vladimir Putin. Le celebrazioni di venerdì, la festa nella capitale, l’“allargamento” della Federazione rischiano di essere soltanto una breve parentesi che non muta la situazione strategica sul campo. Se le forze ucraine riusciranno ad avanzare ancora verso Est e l’Occidente continuerà a sostenere Kiev, il Cremlino dovrà fare fronte in altro modo ai rovesci sui campi di battaglia e alla crescente sfiducia dei suoi cittadini nella bontà di questa tragica guerra nel cuore dell’Europa. Ed è un messaggio inquietante quello consegnato dal leader ceceno Kadyrov: si consideri l’uso di bombe nucleari tattiche.

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