giovedì 2 aprile 2009
Il giovane, di cui era noto il credo religioso, è stato travolto da un trattore mentre era per strada. I testimoni: vittima di un incidente mirato Ma per la polizia la vicenda è già «chiusa».
  • IL CASO: Baghdad, la speranza in una nuova chiesa
  • COMMENTA E CONDIVIDI
    Ennesimo caso di violenza in Orissa contro la comunità cristiana. Gunjan Digal, giovane cristiano di 23 anni, è stato ucciso da un trattore che lo ha investito ai margini della strada a Gungibadi, villaggio nel distretto di Kandhamal. La polizia, riferisce Asianews, ha archiviato la vicenda come un «incidente», ma un attivista cristiano ha denuncia invece l’ennesimo caso di «omicidio mirato» ai danni della comunità cristiana nello Stato indiano, teatro negli scorsi mesi di una campagna persecutoria anticristiana provocata dagli estremisti indù. Il fatto è avvenuto il 30 marzo scorso e per la polizia della stazione di Saranghar si tratta di un banale «incidente» di strada. «Non crediamo nella maniera più assoluta che la morte del giovane Gunjan – riferisce Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians – possa essere definita puramente casuale. La fede del ragazzo era nota nel villaggio, nel quale vi sono solamente ventuno famiglie cristiane». L’attivista, secondo quanto riportato da Asianews, ha riferito che le famiglie vivono in condizioni di miseria, trovano riparo sotto tende di plastica e «solo domenica 29 marzo, dopo quasi dieci mesi, esse hanno potuto celebrare una Messa alla quale hanno partecipato una cinquantina di persone». Testimoni oculari presenti sulla scena al momento dell’«incidente» confermano che si è trattato di un «omicidio premeditato»: Gunjan Digal camminava al margine della strada e vi era un ampio spazio per il passaggio del trattore. L’autista, la cui identità è sconosciuta, ha invece diretto il mezzo nel punto in cui sopraggiungeva il giovane, uccidendolo sul colpo. Il cadavere è ora a disposizione della polizia che ne ha disposto l’autopsia. «I cristiani sono obiettivo di sequestri e omicidi – accusa Sajan K George – come nel caso di Hrudananda Nayak, ucciso dai fondamentalisti indù nel febbraio scorso; nella maggior parte dei casi gli assassini non vengono nemmeno puniti». L’attivista ha riferito che la situazione in Orissa si fa sempre più grave: Manoj Pradhan, una delle menti del pogrom contro i cristiani, è candidato nelle file del Bjp – il Bharatiya Janata Party, partito legato al fondamentalismo indù – per il seggio elettorale di G Udayagiri, nel distretto di Kandhamal. Il leader estremista indù è rinchiuso nel carcere cittadino. A suo carico, sottolinea ancora Asianews, la polizia ha aperto dieci fascicoli di inchiesta, in sette dei quali è iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio. La morte del giovane Gunjan è solo l’ultimo di una serie di episodi di violenza ai danni dei cristiani in Orissa. Appena pochi giorni fa L’Osservatore Romano ha raccolto la testimonianza di padre Edward Sequeira, un missionario verbita, secondo il quale a un orfanotrofio da lui gestito sono state appiccate le fiamme. Si è trattato di un’azione avvenuta a distanza di otto mesi da un precedente incendio, di matrice sempre intimidatoria, nel quale la struttura era andata distrutta. Durante il primo raid, inoltre, era morta un’educatrice che lavorava presso l’orfanotrofio, mentre il religioso era stato picchiato. Ora, la struttura è stata completamente danneggiata. L’orfanotrofio è una delle opere che padre Sequeira segue da oltre dieci anni, nel distretto di Bargarh, una zona in cui – ha sottolineato L’Osservatore Romano - «la gente vive in assoluta povertà, senza che le sia garantita la minima dignità».
    © Riproduzione riservata
    COMMENTA E CONDIVIDI

    ARGOMENTI: