
Una famiglia palestinese abbandona il campo di Nur Shams vicino a Tulkarem in Cisgiordania - Ansa
Minaccia «terribile» quella di Hamas di rinviare il prossimo rilascio degli ostaggi, accusa Donald Trump. Se questo avverrà, se non «riportano tutti gli ostaggi entro sabato a mezzogiorno», allora si scatenerà un «inferno». E di conseguenza Israele dovrebbe «annullare» l’accordo di cessate il fuoco con il Movimento islamico di resistenza.
L’avvertimento, lanciato dalla Casa Bianca quando a Gerusalemme era ancora notte, non fa che confermare il piano del leader Usa di fare Gaza la “riviera del Medio Oriente” negando ai palestinesi il diritto al ritorno nella loro terra. Se Egitto e Giordania non accoglieranno i palestinesi di Gaza sul loro territorio – progetto che hanno rifiutato – allora Trump «forse» interromperà gli aiuti ai due Paesi.
A metà pomeriggio, dopo la riunione del Gabinetto di sicurezza protrattasi quasi per quattro ore, la perentoria la risposta del governo israeliano ad Hamas: «Se non restituisce gli ostaggi entro sabato a mezzogiorno – dichiara il premier Benjamin Netanyahu – il cessate il fuoco verrà interrotto» e l’esercito tornerà a combattere «finché Hamas non sarà definitivamente sconfitto». Decisione approvata all’unanimità dal governo di Tel Aviv che richiama i riservisti e ottiene subito il via libera della Casa Bianca. «Hamas deve liberare tutti gli ostaggi entro sabato, oppure tutti i giochi sono finiti» esclama Trump. Ricevendo alla Casa Bianca re Abdallah di Giordania in veste di mediatore, il tycoon ritorna pure sul progetto di “Gaza riviera”. Alla domanda sulla intenzione di acquistare la Striscia ha risposto: «Non c’è bisogno di comprare. La prenderemo, la terremo, la custodiremo gelosamente». Tutto questo, per TRump, sarà fatto «in base all’autorità Usa». «Alla fine - ha concluso - ci riusciremo e creeremo molti posti di lavoro per la popolazione del Medio Oriente». Positivo il commento di re Abdallah: Trump «può portarci al traguardo e portare stabilità e pace» in Medio Oriente. Immediata, pure, la replica di Hamas a Usa e Israele: Netanyahu deve rispettare «parola per parola» l’accordo di cessate il fuoco a Gaza se vuole liberare i suoi ostaggi. «Questo garantirà che tutto proceda senza intoppi e senza ritardi, e porterà al rilascio dei prigionieri da entrambe le parti» ha dichiarato Mahmud Mardawi, membro dell’ufficio politico di Hamas.
Fra mille tensioni e minacce, il conto alla rovescia per l’ultimatum di sabato, attraversa tutta la giornata. In mattinata il gruppo terrorista palestinese aveva ribadito di avere lasciato la «porta aperta» per un nuovo scambio di ostaggi e prigionieri. Ma «c’è un accordo che deve essere rispettato da entrambe le parti» e «le minacce non servono», aveva affermato il portavoce Sami Abu Zuhri: «Trump deve ricordare che c’è un accordo che deve essere rispettato da entrambe le parti e questo è l’unico modo per restituire i prigionieri» e «il linguaggio delle minacce è inutile e complica solo le cose».
Hamas sostiene di aver rispettato tutti i suoi impegni «in modo rigoroso e puntuale» mentre Israele avrebbe compito quattro violazioni: ritardare il ritorno degli sfollati nella Striscia di Gaza settentrionale, bombardare e sparare sulla popolazione civile, ostacolare l’arrivo nella Striscia di tende, carburate e macchinari per rimuovere le macerie, ritardo nell’ingresso di medicinali e forniture sanitarie.
L’ultimatum di Netanyahu non era ancora deciso, quando António Guterres lanciava l’appello ad evitare la «tragedia» della ripresa delle ostilità: Hamas «proceda con la prevista liberazione degli ostaggi», scriveva su X il segretario generale delle Nazioni Unite: «Entrambe le parti devono rispettare pienamente gli impegni presi nell’accordo di cessate il fuoco e riprendere negoziati seri».
Intanto all’interno di Israele si acuiscono le tensioni. Le famiglie degli ostaggi in mattinata avevano bloccato l'autostrada da Tel Aviv a Gerusalemme chiedendo al governo di non mettere a rischio l'accordo: «Abbandonare gli ostaggi è un crimine di guerra» si leggeva su uno striscione nel giorno in cui si è appreso che Shlomo Mansour, l’ostaggio più anziano di 86 anni, è stato «assassinato». Lo ha comunicato il kibbutz Kissufim, dal quale l’anziano fu rapito il 7 ottobre.
Il ministro delle finanze Bezalel Smotrich ha chiesto che gli ostaggi sia liberati «tutti, ora!» mentre il leader dell’estrema destra Itamar Ben-Gvir, ha scritto sui social: «Trump ha ragione, tornare e distruggere» Gaza.
Tensioni che si ripercuotono su tutta la regione mediorientale. E la visita alla Casa Bianca del presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, in programma la prossima settimana, è stata rinviata.