sabato 9 dicembre 2023
I parenti della ragazza morta il 16 settembre nel 2022 non potranno ritirare il Sakharov a Strasburgo. A Oslo, per la consegna del Nobel per la Pace, ci saranno i figli e il marito di Narges Mohammadi
Proteste a Istanbul nel primo anniversario della morte di Mahsa Amini

Proteste a Istanbul nel primo anniversario della morte di Mahsa Amini - Ansa

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Le autorità iraniane hanno ritirato i passaporti e impedito di uscire dal Paese alla famiglia della giovane curda-iraniana Mahsa Amini, morta mentre era in custodia della polizia morale il 16 settembre 2022 – la 22enne venne arrestata in quando “mal velata” –, innescando l'ampio movimento anti-governativo 'Donna, vita, liberta'', la cui onda d’urto ha profondamente scosso il Paese.
Come riferiscono Radio Farda e l'attivista iraniana in esilio Masih Alinejad, il padre, la madre e il fratello di Amini sono stati fermati all'aeroporto di Teheran: dovevano recarsi in Francia per onorare la memoria di Mahsa, in occasione il 13 dicembre della cerimonia di assegnazione del Premio Sakharov, a Strasburgo, conferito dal Parlamento europeo quest'anno proprio a Mahsa Amini e al movimento 'Donna, vita, liberta''. "Ai familiari è stato vietato di salire sul volo che li avrebbe portati in Francia nonostante avessero il visto", ha detto Chirinne Ardakani. "I loro passaporti sono stati confiscati", ha dichiarato all'Afp l'avvocato della famiglia in Francia.
Il Premio, il massimo riconoscimento europeo per i diritti umani, è stato assegnato a Mahsa Amini e al movimento che è cresciuto successivamente alla sua morte, “Donna vita libertà”, lo scorso 19 ottobre, seguendo a ruota il Nobel per la pace 2023, attribuito all’attivista iraniana Narges Mohammadi, detenuta nel famigerato carcere di Evin, a Teheran. «Siamo orgogliosi di sostenere i coraggiosi e i ribelli che continuano a lottare per l’uguaglianza, la dignità e la libertà in Iran». Scegliendoli come vincitori del Premio Sakharov, il Parlamento Europeo, ha spiegato la presidente Roberta Metsola, annunciando le motivazioni dell’onorificenza, «ricorda la loro lotta e continua a onorare tutti coloro che hanno pagato il prezzo più alto per la libertà».

La denuncia di Amnesty: stupri compiuti da agenti durante le rivolte

“Le forze di sicurezza e dell'intelligence hanno commesso atti raccapriccianti di stupro e altre forme di violenza sessuale contro le dimostranti detenute in modo arbitrario durante le rivolte “Donna, vita, libertà” in Iran tra settembre e dicembre 2022". Lo rivela un'inchiesta di Amnesty International, secondo cui "giudici e pubblici ministeri sono stati complici di questo, ignorando o coprendo le denunce di chi è sopravvissuto".

La Ong ha pubblicato sul suo sito una lunga inchiesta basata sulle testimonianze, raccolte in sei mesi, di una ventina di manifestanti arrestate durante le proteste scoppiate dopo la morte di Mahsa. Oltre a stupri e violenza sessuale, il rapporto evidenzia altri abusi come tortura psicologica, somministrazione forzata di sostanze, umiliazioni e divieti di ricevere assistenza medica le manifestanti detenute.
"Nessun funzionario è stato messo a processo per stupro o per le altre forme di violenza sessuale" che vengono documentate nel rapporto. "Senza una prospettiva di una giustizia a livello domestico, Amnesty International chiede agli Stati di avviare inchieste penali nei loro stessi Paesi contro i sospetti responsabili in base al principio del diritto universale con l'obiettivo di emettere mandati di arresto internazionale", si legge nel comunicato. Oltre 500 persone hanno perso la vita durante la repressione delle proteste.

Il premio Nobel per la Pace, Narges Mohammadi

Il premio Nobel per la Pace, Narges Mohammadi - Ansa

Nobel a Narges Mohammadi, il premio sarà ritirato dai figli

Saranno i figli di Narges Mohammadi a ritirare invece domani a Oslo il premio Nobel per la Pace che è stato assegnato all'attivista iraniana attualmente in carcere a Teheran, simbolo della lotta contro l'obbligo di velo per le donne nella Repubblica islamica.

Gli organizzatori hanno confermato che i due figli 17enni di Mohammadi, Kiana e Ali Rahmani, saranno presenti alla cerimonia e leggeranno un discorso a nome della madre. I due minorenni parteciperanno anche ad altri eventi accompagnati dal padre, Taghi Rahmani, e la famiglia donerà diversi oggetti al Museo Nobel di Stoccolma.
Mohammadi, che sta scontando una condanna complessiva a 31 anni di carcere per una serie di reati tra cui cospirazione contro la Repubblica islamica, è stata premiata dal comitato che ogni anno assegna il Premio Nobel "per la sua lotta contro la repressione delle donne in Iran e per la promozione dei diritti umani e della libertà di tutti".

Alla vigilia della consegna del premio Nobel per la pace, Narges è riuscita comunque a far uscire una sua lettera dal carcere di Evin, a Teheran, in cui si dichiara «profondamente scioccata per il modo in cui il mondo assiste impassibile al massacro e alle esecuzioni del popolo iraniano».

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