domenica 4 luglio 2010
La compagnia inglese ha comunicato che la procedure denominata "static kill" ha «ottenuto i risultati desiderati» e che la situazione nel Golfo del Messico ora è sotto controllo. Ma dal 22 aprile a oggi nel mare si sono riversati 780 milioni di litri di petrolio.
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British petroleum è finalmente riuscita a fermare la fuoriscita di petrolio nel Golfo del Messico. La compagnia petrolifera inglese ha infatti comunicato che la procedura denominata "static kill" ha ottenuto i «risultati desiderati» e che la situazione è ora sotto controllo.La falla che ha causato il disastro ambientale nel nel Golfo del Messico è stata tappata con l'ineizione di cemento e fango che doveva spingere il petrolio nel bacino sottostante, un deposito situato 4mila metri sotto la superficie marina. Una operazione che non era mai avvenuta a tali profondità. Settecentottanta milioni di litri di petrolio sono una quantità difficile da immaginare. Corrispondono a quasi 5 milioni di barili. Un mare. Ma sono esattamente queste le cifre che definiscono la marea nera del Golfo del Messico. Numeri inimmaginabili confermati ufficialmente sia dalle autorità americane che dalla BP.L'unità di crisi della Casa Bianca e i tecnici della BP, insieme al team di scienziati ed ingegneri che da mesi lavorano sull'emergenza, ha reso noto ufficialmente il bilancio definitivo dell'emergenza ambientale più grave di sempre, almeno per quanto riguarda le fughe di petrolio. Complessivamente è fuoriuscita nel Golfo del Messico una quantità pari a 53 mila barili di petrolio al giorno. Sgorgando dal fondo del mare ad una profondità di 1.500 metri, quella fuga di petrolio è continuata inesorabile dal 22 aprile (giorno in cui la piattaforma petrolifera "Deepwater Horizon" è affondata) fino al 15 luglio. Quel giorno i tecnici della BP sono riusciti, dopo tre tentativi falliti, a mettere un "tappo" così forte da riuscire a contenere il greggio. Un tappo alto 16 metri e pesante 80 tonnellate. Da allora il petrolio ha smesso di uscire. Ma per i precedenti 85 giorni aveva rovesciato in mare dai 50 ai 60 mila barili di petrolio al giorno. Che hanno avvelenato acque e terre, paludi e spiagge, animali e uomini, obbligando le autorità a vietare la pesca e le attività turisti. Inizialmente BP parlò di perdite contenute tra i 1.000 e i 5.000 barili. Oggi, a tre mesi di distanza, ecco le cifre ufficiali. Sono dieci volte superiori. «Si tratta della più grave fuga di petrolio conosciuta dall'uomo - ha commentato Ian R. MacDonald, professore di Oceanografia presso la Florida State University -. Temo che nell'ecosistema continueremo a pagare le conseguenze di questo disastro per il resto della nostra vita».Di quel petrolio sono stati recuperati circa 800mila barili, pari a 127 milioni di litri. Il resto o è stato disperso dall'impiego di oltre 7 milioni di litri di solventi, oppure è finito assorbito nell'ecosistema.Con l'operazione 'Static Kill', BP e autorità Usa contano però di voltare definitivamente pagina, almeno per quanto riguarda il pozzo Macondo. I test di pressione condotti in giornata hanno dato esito positivo. Che consiste nella chiusura definitiva del pozzo cementandolo dall'interno: senza rimuovere il tappo, i tecnici calano fango e cemento da una delle imbarcazioni che si trovano in superficie.
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