giovedì 6 luglio 2023
La leader dell'opposizione: “Non ci sarà sicurezza per l'Ucraina senza una Bielorussia libera, e non ci sarà libertà per la Bielorussia senza la vittoria dell'Ucraina"
Svetlana Tikhanovskaya

Svetlana Tikhanovskaya - Ansa

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“Non ci sarà sicurezza per l'Ucraina senza una Bielorussia libera, e non ci sarà libertà per la Bielorussia senza la vittoria dell'Ucraina. Siamo in questa lotta insieme: i nostri nemici sono gli stessi e anche i nostri alleati. Questa lotta non riguarda solo l'Ucraina o la Bielorussia, ma il futuro dell'Europa”.

Svetlana Tikhanovskaya aveva vinto le elezioni presidenziali in Bielorussia, scalzando il dittatore Lukashenko, ma questi spalleggiato da Vladimir Putin è riuscito non solo a vanificare l’esito elettorale, ma costringere Tikhanovskaya a lasciare il Paese 3 anni fa e arrestarne il marito Sergej, che lunedì veniva dato per morto in prigione. Una notizia che ha rischiato di far saltare il viaggio in italia della leader dell’opposizione bielorussa, che incontrerà anche la premier Giorgia Meloni.

In questa intervista per Avvenire Tikhanovskaya riflette sulla situazione politica internazionale e sul destino dell’Europa, legato alla sorte di Ucraina e Bielorussia.

Ha ricevuto notizie di suo marito?
L'ultima volta che ho avuto notizie di Sergej è stato il 9 marzo. Da allora non ho saputo più nulla. Non ho ricevuto alcuna lettera, né l'avvocato mi ha trasmesso alcuna informazione. Questo è un altro tentativo del regime di opprimere sia i prigionieri politici, che sono privati dei contatti con il mondo esterno e detenuti in condizioni deplorevoli, sia le loro famiglie, che devono vivere la loro vita senza sapere nulla dei loro cari. Per quanto io voglia essere forte e resistente, ogni giorno il mio pensiero va a Sergej. Ieri la Tv di propaganda ha mostrato un video con lui, per la prima volta in 3 anni. Mi riempie il cuore di sollievo vedere che almeno mio marito è vivo.

Cosa significa la presenza di Prigozhin e della Wagner in Bielorussia?
In questo momento stanno allestendo campi per gli sgherri di Prigozhin e non sappiamo cosa faranno lì. I bielorussi non vogliono questi assassini e criminali di guerra nel nostro Paese: hanno alle spalle una scia di morte e distruzione dall'Europa all'Africa. Abbiamo sentito dire che dovrebbero addestrare l'esercito bielorusso: cosa insegneranno loro, come commettere crimini di guerra? La loro presenza nel nostro Paese crea nuove minacce, sia per i bielorussi che per i nostri vicini.

La Bielorussia può ancora essere definita un Paese sovrano?
La presenza delle truppe russe, delle armi nucleari e ora di Prigozhin sul nostro territorio, è una minaccia diretta alla nostra sovranità. Al momento, siamo sotto una forma di occupazione ibrida da parte della Russia. Ma ci troviamo di fronte a due nemici: il regime illegittimo di Lukashenko e la Russia di Putin. Stanno cercando di cancellare la nostra identità, la nostra cultura, la nostra lingua. Il nostro stesso diritto di esistere come popolo sovrano. Ma noi insistiamo sul fatto che la Bielorussia è un Paese libero e indipendente.

Qual è la situazione dei diritti umani e dei diritti civili in Bielorussia, soprattutto dopo l'inizio della guerra in Ucraina?
Nel suo ultimo rapporto di oggi, la relatrice speciale delle Nazioni Unite Anais Marin descrive la situazione come "catastrofica e in continuo peggioramento", e non posso che essere d'accordo. Il regime oppressivo di Lukashenko ha sistematicamente eroso le nostre libertà civili, avviando procedimenti giudiziari a sfondo politico, detenendo civili innocenti e reprimendo le proteste pacifiche. Il regime non mostra alcuna responsabilità per queste violazioni dei diritti umani, creando un ambiente di paura e intimidazione. Le detenzioni arbitrarie rimangono diffuse, con circa 1.500 prigionieri politici che soffrono in condizioni disumane, molti dei quali sottoposti a maltrattamenti e torture. Purtroppo, l'inizio della guerra in Ucraina ha intensificato questa repressione. Il governo usa la guerra come pretesto per limitare ulteriormente le libertà civili e colpire chi osa dissentire.

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