mercoledì 19 gennaio 2011
È quanto emerge dal dibattito (durante il quale si sono registrate diverse decine di interventi) fra gli eurodeputati e l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton. La libertà di fede è intesa come «prima espressione dei diritti umani e delle libertà essenziali».
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Tutto l’Europarlamento, senza eccezioni, interviene a favore della libertà di religione e per la tutela delle minoranze cristiane, in Europa e nel mondo. È quanto emerge dal dibattito (durante il quale si sono registrate diverse decine di interventi) fra gli eurodeputati e l’Alto rappresentante per la politica estera Ue, Catherine Ashton. La libertà di fede è intesa come «prima espressione dei diritti umani e delle libertà essenziali»; l’Europa «per prima deve mostrarsi esempio di tolleranza e di rispetto per le fedi», sia per la religione cristiana che per le altre religioni presenti nel continente; «occorre intervenire per tutelare i cristiani ovunque e perché non accadano più violenze e discriminazioni come quelle registrate in Iraq e in Egitto». La Ashton ha sottolineato «le preoccupazioni che suscitano questi fatti, che ho espresso personalmente all’indomani degli attentati recenti e durante la mia visita alla chiesa della Natività a Betlemme il 6 gennaio». «L’Ue condanna ogni forma di intolleranza religiosa, ma non bisogna cadere nella trappola degli estremisti, che vorrebbero usare la religione per violare i diritti umani» e creare uno scontro tra civiltà. Ashton (che nel suo intervento non ha però mai citato la parola «cristiani») ha ricordato che il tema verrà trattato nel consiglio affari esteri di fine mese e sarà sollevato dall’Ue in sede Onu. «La negazione della libertà religiosa è la negazione dell’uomo stesso»: Carlo Casini interviene nell’emiciclo del Parlamento Ue citando dapprima Giovanni Paolo II e poi Giorgio La Pira e richiama il legame tra credo religioso e libertà fondamentali. Magdi Allam chiede invece a Catherine Ashton di «mettere nell’agenda dei rapporti con l’Egitto una precisa richiesta: chiediamo alle autorità egiziane di togliere dai documenti ufficiali, come il passaporto, la menzione religiosa. I cristiani sono discriminati anche perché sui loro documenti è citato il loro credo. Si tratta di una discriminazione istituzionalizzata». Tra gli altri interventi registrati in aula, più volte si è fatto riferimento al fatto che in Medio oriente i cristiani rischiano l’estinzione e che la religione cristiana è parte della identità storica europea. Anna Zaborska afferma: «Nel mondo non vengono rispettati i cristiani perché in Europa non ci sono garanzie e tutele sufficienti per i credenti. Basti ricordare la questione della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche». Al termine del dibattito Ashton ha replicato su alcuni argomenti: «La presenza dei cristiani nel mondo e i loro diritti – ha detto - sono al centro delle nostre preoccupazioni». Occorre garantire che in tutti i rapporti economici, commerciali e politici che l’Ue stabilisce con i Paesi terzi la tutela dei diritti umani e della libertà religiosa siano un elemento decisivo: è questa l’indicazione che emerge da diversi interventi di eurodeputati per la salvaguardia della libertà di fede e delle minoranze cristiane nel mondo. Vari deputati intervenuti in aula hanno segnalato il problema della crescente islamofobia e delle azioni contro gli ebrei in Europa. Due deputati hanno ricordato che l’Ue ha prodotto un’agenda per le scuole in cui non si segnalano le feste cristiane. Due rappresentanti ciprioti hanno denunciato il fatto che una messa di Natale è stata interrotta minacciosamente nel loro Paese dalle forze turche. Elmar Brok (gruppo Ppe) segnala che «il 75% dei casi di violenze per ragioni religiose nel mondo avvengono ai danni dei cristiani»; «nei trattati con gli altri Paesi dobbiamo sollevare – ha ribadito – la questione della libertà religiosa». Hannes Swoboda (S&D), dopo aver denunciato gli attacchi contro i cristiani, insiste sulla«“capacità di far convivere, anche in Europa, le diversità religiose e culturali». L’esponente dei Verdi Marietje Shaake dichiara: «Non c’è mai un vero legame tra terrorismo e religione. Non ci può essere violenza in nome di Dio».
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