
L'assistenza ai feriti a Khan Yunis - Reuters
Mentre l'attenzione del mondo è puntata a Oriente, la strage degli aiuti nella Striscia di Gaza continua. Offuscata dai fatti dell'Iran. Sarebbero 51 i palestinesi uccisi nel sud della Striscia di Gaza, secondo quanto diffuso dal ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas. Gli episodi di violenza si sarebbero verificati nelle vicinanze dei centri di distribuzione alimentare sostenuti da Israele e Stati Uniti. È il bilancio più grave tra quelli registrati negli ultimi giorni durante l'afflusso quotidiano di civili verso i punti di distribuzione gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), l'ente privato incaricato di consegnare aiuti.
I soldati israeliani avrebbero aperto il fuoco intorno alle 4 del mattino nel tentativo di disperdere la folla nei pressi della rotatoria di Al-Alam, a Rafah, già teatro in passato di incidenti simili. Lo si apprende da Haaretz, secondo cui la maggior parte delle vittime si trovava nelle vicinanze del centro Ghf a Rafah, mentre altri si dirigevano verso un nuovo hub ai margini di Khan Yunis.
L'esercito israeliano non ha ancora commentato l'accaduto, ma in casi precedenti ha parlato di "spari di avvertimento" contro sospetti che si avvicinavano alle proprie postazioni.
Più grave ancora il bilancio fornito dagli ospedali. Un membro dello staff dell'ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, ha riferito che quasi 300 palestinesi, tra morti e feriti, sono arrivati nella struttura dopo essere stati attaccati con "carri armati" mentre aspettavano il cibo. «Quasi 300 tra morti e feriti sono appena arrivati all'ospedale Nasser», ha affermato il dottor Mohammed Saqer, responsabile infermieristico dell'ospedale. «La situazione è ormai fuori controllo. L'ospedale non è più in grado di gestire un numero così elevato di casi».