sabato 28 settembre 2013
​Voto nella notte in Consiglio di sicurezza dopo l'accordo Usa-Russia. Non contiene riferimenti diretti all'«uso della forza» contro Assad.
Senza armi chimiche la Siria non è ancora in pace di Giorgio Ferrari
IL PAPA ALL'OPAC «Comunità internazionale metta al bando armi chimiche»
 A Damasco un'autobomba fa 60 morti
COMMENTA E CONDIVIDI

 Il primo annuncio, giovedì notte, era stato dell’ambasciatore britannico all’Onu Mark Lyall. Poi la conferma dal ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov e dall’ambasciatrice statunitense Samantha Power: c’è l’accordo fra i 5 grandi del Consiglio di sicurezza su una risoluzione per lo smantellamento dell’arsenale chimico siriano. «Una importante vittoria» per l’intera comunità internazionale, ha esultato Barack Obama. E il segno inequivocabile del “cambio di passo” sulla questione siriana è che in Consiglio di sicurezza erano attesi il ministro Lavrov e il segretario di Stato John Kerry in persona, e non i loro ambasciatori.Un passo decisivo perché «l’uso di armi chimiche da parte di Damasco è una minaccia alla pace e alla sicurezza», e la risoluzione – ancora in bozza – «crea una nuova norma», aveva spiegato giovedì, a notte alta, la grintosissima ambasciatrice Usa, Power. La bozza, che è stata discussa nella notte in una riunione del Consiglio di sicurezza convocato alle 20 a New York (le 2 in Italia), ricalca quanto fatto filtrare nei corridoi del Palazzo di Vetro nei giorni scorsi, ad Assemblea generale in corso.

Il testo non attribuisce a nessuna delle parti del conflitto siriano la responsabilità dell’attacco a Goutha lo scorso 21 agosto, ma esprime la «forte convinzione» che chi ha usato armi chimiche in Siria debba finire davanti alla giustizia. Recependo le obiezioni della Russia, il documento non fa riferimento al capitolo 7 della Carta dell’Onu: quello che prevede, in caso di inadempienza, scattino automaticamente misure punitive che contemplano pure l’uso della forza. Prima della riunione del Consiglio di sicurezza nella notte, era compito dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opwc) determinare le procedure per la distruzione dell’arsenale proibito. Un voto all’Opwc previsto piuttosto veloce, essendo convocato alle 22 di ieri il consiglio direttivo, 4 ore prima del Consiglio di sicurezza.La bozza di risoluzione recepisce, dunque, l’accordo di Ginevra tra Kerry e Lavrov del 14 settembre e impegna la Siria a eliminare i suoi arsenali chimici entro il 2014. Solo in caso di accertata inadempienza da parte siriana il Consiglio di sicurezza tornerebbe a convocarsi, in quel caso ricorrendo al Capitolo 7 della Carta Onu, per imporre a Damasco generiche misure punitive. Questo significa che per autorizzare un eventuale intervento militare sarà necessaria una seconda risoluzione.Ultimi dettagli da limare, prima di un voto molto importante al Palazzo di Vetro perché servirà pure da premessa alla convocazione della Conferenza internazionale di pace di Ginevra, la cui data è attesa a breve. Un vertice a cui, ha fatto sapere il presidente iraniano Hassan Rohani, se invitato, parteciperà «attivamente». Anche questo un segnale del nuovo equilibrio regionale che sembra consolidarsi. Una necessità dopo la forte reazione internazionale alla strage di Gouta del 21 agosto, ma anche dalla consapevolezza di come la società siriana si sia deteriorata oltre il sostenibile.La soluzione politica deve essere rapida, prima che il Paese imploda» avvertiva sempre il segretario di stato Usa Kerry. E una apertura, anche questa sino a pochi giorni fa impensabile, giungeva dal leader di Teheran: «Sono preoccupato – ha sottolineato il presidente Rohani – per il terreno di coltura per le ideologie estremistiche creato in alcune parti del territorio siriano, per il punto d’incontro per terroristi che vi si è realizzato». Una situazione che al leader iraniano ricorda l’Afghanistan «durante gli anni ’90», quando i taleban erano al potere a Kabul.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: