lunedì 25 agosto 2014
​Era stato rapito due anni fa dal gruppo qaedista al Nusra. Per lui si è mosso anche l'Onu.
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Cinque giorni dopo la diffusione del terribile video della barbarica decapitazione del giornalista James Foley, dalla Siria arriva finalmente una buona notizia: un altro reporter americano, Peter Theo Curtis, è stato liberato, quasi due anni dopo che era scomparso nel sud della Turchia e poi trasferito in territorio siriano. Curtis, originario di Boston, era stato sequestrato ad Antakya, nei pressi del confine siriano, nell'ottobre del 2012, mentre pianifica di andare in Siria. Il 30 giugno scorso era poi stato diffuso un video in cui lo si poteva vedere con i capelli e la barba lunghi, ma in discrete condizioni. Le Nazioni Unite hanno confermato il loro ruolo nella liberazione del giornalista americano Peter Theo Curtis in Siria. "Abbiamo facilitato la consegna di Curtis", si legge in una nota del Palazzo di Vetro secondo cui il reporter è stato preso in consegna dai caschi blu nel villaggio di Al Rafid, nelle alture del Golan, alle 18:40 di oggi, ora locale. "Dopo una visita medica, Curtis è stato consegnato a rappresentanti del governo americano", conclude la nota dell'Onu. La famiglia Curtis esprime grande "sollievo" per la liberazione oggi in Siria del giornalista Usa Theo Curtis, e allo stesso tempo "eterna gratitudine" al governo degli Stati Uniti, quello del Qatar e a tutti coloro che hanno lavorato per fare in modo che Theo potesse tornare a casa. E allo stesso tempo, lancia un "appello ai rapitori degli altri ostaggi affinché li rilascino con lo stesso spirito umanitario che ha consentito il rilascio di Theo". "Siamo davvero sollevati nel sapere che Theo sta bene e finalmente sta tornando a casa, ma siamo anche profondamente rattristati dalla terribile. ingiustificata uccisione...di Jim Foley", ha scritto in una nota la madre di Theo Curtis, Nancy. "Ho conosciuto la famiglia Foley durante questi lunghi mesi di incertezza e preoccupazione e ho visto di prima mano il coraggio e gli sforzi eroici di Diane Foley, sforzi che hanno aiutato a rafforzare lo spirito delle famiglie di tutti i giornalisti e altri ostaggi ancora detenuti". La Famiglia Curtis non è a conoscenza degli esatti termini che sono stati negoziati per ottenere il rilascio di Theo, afferma ancora la signora Curtis, aggiungendo che però le è stato "ripetutamente detto da rappresentanti del governo del Qatar che stavano mediando per il rilascio di Theo su basi umanitarie senza il pagamento di denaro". Secondo quanto scrive il Nyt, ci sono ancora almeno tre cittadini americani detenuti dagli jihadisti in Siria, due uomini e una donna. Uno di loro, Steven Sotloff, compare in ginocchio nel video della decapitazione di Foley, mentre il boia incappucciato di nero in piedi accanto a lui, rivolgendosi direttamente al presidente americano, afferma: "La vita di questo cittadino Usa, Obama, dipende dalle tue prossime decisioni".
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