sabato 6 febbraio 2021
La fallimentare missione a Mosca di Josep Borrell, che è stato respinto (con perdite) dal collega Lavrov su Navalny e temi di politica estera. E l'espulsione di tre diplomatici
Sergeij Lavrov accoglie a Mosca Josep Borrell

Sergeij Lavrov accoglie a Mosca Josep Borrell - Ansa

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Tre diplomatici espulsi, la patente di inaffidabilità dell’Unione Europea gettata in faccia all’Alto Rappresentante Borrell da un sulfureo Sergeij Lavrov che fa calare la serranda sui rapporti fra la Federazione Russa e l’Europa con un monito che più chiaro di così non potrebbe essere: Mosca non accetta lezioni da nessuno. Nessuna sorpresa, per quanto riguarda lo stile della Russia di Putin, la forza (spesso bruta) essendo fin dai tempi dei khanati l’anima profonda di cui è intrisa la cultura e la tradizione russa.
E neppure sorprende la momentanea Caporetto della Ue. A cui Lavrov impartisce un umiliante distinguo: Mosca continuerà caso per caso a dialogare con i singoli Stati, non con l’Ue. Del presto proprio i singoli Stati hanno contribuito a incrinare la diga delle sanzioni. Basti pensare al discusso gasdotto NordStream 2, la pipeline in società con la russa Gazprom il cui principale beneficiario è proprio la Germania, quella stessa Germania che per bocca della cancelliera Merkel (cui anche Macron ha finito per accodarsi) proclama di «difendere la sovranità energetica dell’Europa», ma che tradotto dal linguaggio diplomatico significa che il prezioso gasdotto (il presidente è nientemeno che l’ex cancelliere Gerhard Schröder, secondo il quale «non dobbiamo vedere la Russia come un avversario, ma come un potenziale partner») va completato ad ogni costo. Al massimo si potrà dosarne il flusso, magari allineandolo alle forniture russe in Ucraina: se Putin chiuderà i rubinetti a Kiev la Germania potrebbe fare altrettanto limando le royalties di Mosca.
Una cosa comunque è chiara: l’affaire Navalny viaggia per conto proprio, la pressione su Mosca rimane, gli affari anche. Petroleum non olet, verrebbe da dire, allargando un po’ il concetto. E l’Europa? Per ora ha brillantemente sfigurato. E non per colpa esclusiva di Josep Borrell, ma per mancanza di visione unitaria e forse per l’essenza stessa di quell’Alto segretariato che dall’epoca di Javier Solana a oggi (passando per Catherine Ashton e Federica Mogherini) non è mai riuscito a incidere davvero nei rapporti fra l’Ue e il resto del mondo. Il risultato è sotto i nostri occhi. Ma c’è una novità. E la novità si chiama Joe Biden. Con il nuovo presidente l’America rientra in gioco e la diplomazia europea ne ricaverà un sicuro vantaggio. Deterrenza e dialogo sono le linee guida di Biden nei confronti della Russia. Una visione kissingeriana, apparentemente impensabile per un democratico. «Il dialogo con la Russia è importante e necessario, ma produce i migliori risultati quando Usa e Ue parlano insieme da una posizione di unità», dicono al Dipartimento di Stato. Basterà?

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