mercoledì 3 novembre 2010
Sakineh non è stata impiccata, come si temeva, ma resta in pericolo: a riferirlo è Mina Ahadi del Comitato internazionale contro la lapidazione. Il ministro degli Esteri iraniano Mottaki: notizie infondate, il verdetto non è stato ancora raggiunto.
- Pura ferocia, tristi furbizie di Riccardo Redaelli
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Sakineh non è stata impiccata, come si temeva, ma resta in pericolo: a riferirlo è Mina Ahadi del Comitato internazionale contro la lapidazione, che cita non meglio precisate fonti iraniane. L'attivista per i diritti umani in esilio in Germania ha spiegato al telefono che è ormai trascorso l'orario per le impiccagioni in Iran, "ma l'esecuzione potrebbe ancora portata a termine in qualsiasi giorno".La 43enne Sakineh Mohammadi-Ashtiani, madre di due figli, è stata condannata alla lapidazione, pena poi convertita nell'impiccagione, per adulterio e concorso nell'omicidio del marito. Da luglio, dopo una mobilitazione internazionale per salvare la vita alla donna, le autorità iraniane hanno fatto sapere che la condanna a morte deve essere ancora confermata nell'ultimo grado di giudizio. Un figlio della donna, Sajjad Ghaderzadeh, e il suo avvocato sono stati arrestati in Iran il mese scorso insieme a due giornalisti tedeschi che stavano cercando di intervistarli.Il ministro degli Esteri francese, citando una telefonata con la sua controparte iraniana, il ministro Mottaki, ha confermato che "le autorità iraniane non hanno ancora raggiunto un verdetto e che le informazioni riguardo a una sua presunta esecuzione non corrispondono al vero", ha detto Bernard Kouchner in una nota, aggiungendo di aver parlato con Mottaki stamani e di avergli chiesto di rinunciare all'esecuzione, concedendo invece la grazia. "Chiediamo alle autorità iraniane di rispettare i diritti umani basilari, cessare la politica di repressione e intimidazione e rilasciare coloro che sono ancora detenuti senza giustificazione", ha detto ancora Kouchner, aggiungendo di aver domandato perché anche l'avvocato e il figlio della donna sono stati incarcerati. Un portavoce del governo iraniano aveva detto a settembre che la condanna di Sakineh per adulterio era in via di revisione ma che l'accusa di complicità nell'omicidio del marito restava pendente. Secondo la legge islamica in vigore in Iran dalla rivoluzione del 1979, l'omicidio è punibile con l'impiccagione, l'adulterio con la lapidazione.
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