venerdì 14 maggio 2010
Taglia per ritrovare il simbolo già al centro di battaglie legali. Sul monumento, nel deserto alle porte di Las Vegas, solo due settimane fa si era espressa anche la Corte suprema: poteva restare dov’era. I veterani: «Un insulto inaccettabile».
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L’oggetto del furto era piantato nel cuore del deserto. A decine di chilometri dal più vicino centro abitato, e a più di un’ora di macchina da Las Vegas. Eppure i ladri hanno agito di notte, con piccozze e fiamma ossidrica, lavorando finché non sono riusciti a scardinare dal suo piedistallo la refurtiva: una croce di metallo alta due metri. Un oggetto senza alcun valore, se non quello simbolico per il quale era stata eretta più di 75 anni fa in Nevada. Ma la croce, voluta nel 1934 dai reduci americani per ricordare i caduti della Prima Guerra mondiale, da dieci anni era ben più di un segno di devozione e memoria.  Era diventata il parafulmine di una lotta contro la presenza di crocifissi in ogni luogo pubblico americano. Questa battaglia legale era stata avviata da un ranger del parco nazionale del quale il deserto del Mojave, per lo più occupato da una riserva indiana, fa parte. Secondo la guardia forestale, la croce, sorgendo su terreno di proprietà federale, violava il principio della separazione tra Stato e Chiesa e andava rimossa. Dopo che sentenze e controsentenze l’avevano di volta in volta fatta coprire con un telo di plastica, liberare e poi circondare da una scatola di compensato, il caso era arrivato alla Corte suprema. Questa, due settimane fa, ha deciso che la croce poteva restare dov’era. La Corte ha però rispedito a un tribunale statale la decisione se permettere o meno a un gruppo di reduci di acquistare la roccia sulla quale si erge, trasformandola in proprietà privata e mettendo fine una volta per tutte alla disputa. Nella sua spiegazione della sentenza contraria alla rimozione della croce, il giudice della Corte Suprema Anthony Kennedy aveva però evitato del tutto la definizione di “terreno pubblico”, preferendo concentrarsi sulla croce stessa. A suo dire e degli altri quattro giudici che aveva firmato l’opinione di maggioranza, infatti, la croce non può essere vista “solo come un simbolo religioso”. «Questa croce rievoca migliaia di altre piccole croci in decine di campi sparsi in tutto il mondo – aveva scritto – croci che ricordano la morte in battaglia di altrettanti soldati americani, la tragedia della cui morte sarebbe rinnovata se venissero dimenticati».Ora la croce è sparita, e Henry e Wanda Sandoz, la coppia di coniugi settantenni che se ne occupa da decenni, non sa bene cosa fare. Metterne una nuova o sperare che venga rinvenuta quella vecchia? «Aspettiamo che ci dicano qualcosa dal dipartimento di Giustizia – ha spiegato ieri Wanda – ma mio marito è pronto ad andare a piantarne una uguale allo stesso posto».Intanto una coalizione di associazioni di veterani di guerra ha offerto una taglia di 25mila dollari a chiunque fornisca informazioni che portino al suo ritrovamento, o all’arresto dei responsabili dell’atto sacrilego, come i vari gruppi l’hanno definito. «È un punto di riferimento per tutti i reduci e le loro famiglie – ha detto Tom Tradewell, il comandante di un’associazione di reduci di guerra – .Il suo furto è un insulto inaccettabile».
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