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La moglie di Abrego Garcia con altri familiari dell'uomo, in conferenza stampa - Reuters
È stato riportato su suolo statunitense Kilmar Abrego Garcia, il salvadoregno residente in Maryland che a metà marzo era stato deportato per errore nel supercarcere per terroristi di El Salvador. Lo attende un processo in Tennessee. La nuova accusa è pesante: associazione a delinquere per far entrare negli Stati Uniti membri di un'organizzazione terroristica. Avrebbe accompagnato gruppi di migranti illegali. A dare il doppio annuncio, del rientro negli Usa e dei nuovi capi d'imputazione, è stata la procuratrice generale Pam Bondi. La stessa che, il 16 aprile, di lui aveva detto: «Non tornerà nel nostro Paese, il presidente (salvadoregno, ndr) Bukele ha detto che non lo rimanderà, fine della storia». Ora Bondi ha affermato che Washington ha presentato al Salvador un mandato di arresto e che l'incriminazione, datata 21 maggio, si basa su fatti scoperti di recente.
Abrego Garcia, 29 anni, sposato con una cittadina americana e padre di un bimbo piccolo, risiede e lavora legalmente in Maryland. Dopo la sua deportazione, Bondi aveva dichiarato che «il Maryland è più sicuro perché se n'è andato, e quella donna che ha sposato e il bambino che ha avuto con lei sono più sicuri perché lui è fuori dal Paese».
La bufera politica e lo scontro legale
Il caso di Abrego Garcia aveva sollevato una bufera politica e giudiziaria dopo che, il 15 marzo in virtù dell'Alien Enemies Act del 1798 che autorizzava a deportare gli “invasori” nemici, era stato fatto salire su un aereo militare e condotto, con centinaia di venezuelani e salvadoregni, nel Centro de confinamento del terrorismo (Cecot) di El Salvador, il maxicarcere per il quale Washington paga 6 milioni di dollari l'anno al regime di Nayib Bukele. L'accusa, per tutti, era di far parte della gang venezuelana Tren de Aragua o di quella salvadoregna MS-13. La giudice distrettuale del Maryland Paula Xinis aveva, però, disposto il rientro di Abrego Garcia, in quanto deportato per sbaglio. Sentenza confermata dalla Corte d'appello del Quarto circuito. La Corte Suprema aveva ingiunto al governo federale di facilitare il suo ritorno. I Democratici avevano accusato l'Amministrazione Trump di calpestare la Costituzione. Il senatore dem Chris Van Hollen era volato nel Salvador per incontrare il detenuto. Quattro deputati dem avevano accusato la Casa Bianca di "gestire un programma di rapimenti finanziato dal governo, arrestando, incarcerando ed espellendo illegalmente persone innocenti senza alcun giusto processo". Per tutta risposta, Washington aveva scaricato la responsabilità su Bukele, sostenendo che si rifiutava di rimandare indietro il migrante deportato per errore.
Il controllo stradale, i migranti e le nuove accuse
La svolta è arrivata dopo che un tribunale del Tennessee ha depositato un atto d'accusa contro Abrego Garcia. Due i capi d'imputazione: associazione a delinquere e favoreggiamento dell'ingresso negli Usa di membri della gang terroristica MS-13. Il processo si svolgerà in Tennessee perché è in quello stato che l'uomo era stato fermato nel 2022 dalla polizia stradale. Nonostante avesse la patente scaduta, gli agenti non lo multarono ma sollevarono il dubbio che nove dei passeggeri che trasportava fossero migranti illegali. Su questo i procuratori federali hanno avviato un'indagine che ha come testimone chiave l'uomo al quale era intestato il furgoncino, che si trova in prigione in Alabama per reati legati all'immigrazione: in cambio dell'immunità, ha testimoniato che Abrego Garcia lavorava con lui dal 2015 per trasportare migranti clandestini.
«Era un trafficante di esseri umani, bambini e donne, e ha effettuato più di cento viaggi – ha detto la procuratrice generale Bondi -. Il Gran Giurì ha stabilito che trafficava persone in tutto il Paese, inclusi membri della MS-13, una gang violenta, e membri di un’organizzazione terroristica». La portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ha detto che il rientro è stato deciso «perché risponda dei suoi crimini e affronti l’intero peso della giustizia degli Stati Uniti».