venerdì 18 aprile 2014
​Il presidente in tv: risponderemo all'allargamento della Nato.
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Il presidente russo Vladimir Putin ha volu­to sfruttare le potenzialità dello show fa­cendo praticamente coincidere ieri il suo “filo diretto” annuale con i telespettatori e i colloqui a quattro di Ginevra che potrebbero allentare la tensione in Ucraina. Il capo del Cremlino ha parlato al primo canale della tv di Stato – un appuntamento annuale – affrrn­tando tutti i principali problemi di politica in­terna e internazionale, soprattutto i fatti di U­craina e Crimea. I moderatori della maratona oratoria di Putin hanno caricato le tinte affer­mando che in Ucraina è in corso un «genoci­dio » e che sta avvenendo uno «scivolamento verso la guerra civile». A sua volta, alternando bastone e carota, Pu­tin ha parlato a lungo della crisi in Ucraina: il presidente russo ha denunciato il «grave cri­mine » dell’uso della forza contro i manifestanti russofoni nell’Est e ha avvertito che le nuove autorità di Kiev stanno spingendo il Paese «verso l’abisso», ma ha lasciato aperta la porta al dialogo. Putin è stato molto diret­to lanciando un avvertimento a Kiev: «Spero di non dover usare la forza», ha affermato, pur avendone, – ha sottolineato – «il diritto» do­po il via libera ottenuto dal Senato a marzo. Putin ha ribadito che farà il possibile per aiu­tare la popolazione russofona a difendere i propri diritti, e ha attribuito «grande impor­tanza » ai colloqui di Ginevra. A suo avviso il compromesso necessario a uscire dalla crisi deve essere trovato «all’interno» del Paese e non all’esterno, «tra parti terze», come Mosca e Washington. Il primo passo, inoltre, deve es­sere una riforma costituzionale che preceda le elezioni presidenziali (e che potrebbe provo­carne il rinvio). Poi, per la prima volta, il lea­der russo ha ammesso pubblicamente la pre­senza di militari russi alle spalle delle forze di autodifesa in Crimea allo scopo di «garantire la libera espressione della volontà» in occasione del referendum sull’unione alla Russia, e per evitare che la situazione degenerasse «come sta accadendo ora nell’Est ucraino». In compenso, ha bollato come una «sciocchez­za » la presenza di forze russe nell’Ucraina del­l’Est. «Niente reparti militari, niente servizi speciali, niente istruttori, sono tutti cittadini locali», ha affermato.  Non è mancata nella maratona oratoria di Pu­tin l’attesa stoccata alla Nato, i cui piani di al­largamento a Est – a suo dire – mirano a far u­scire la Russia dal Mar Nero. Il presidente Pu­tin ha ammonito, comunque, che «nessuno di noi deve aver paura» dell’espansione della Na­to a Est perché la Russia «risponderà per ga­rantire la propria sicurezza». Anche se si ri­schia – ha sottolineato il capo del Cremli­no – una corsa agli armamenti». Frecciata, inoltre, agli Stati Uniti, che premono per lo Scudo anti-missile in Europa orientale ma con scopo «offensivo» e non difensivo co­me vogliono farlo passare gli alleati. Sono, dunque, momenti di tensione per una cri­si alla quale anche l’Unione Europea guar­da con preoccupazione. Le autorità dei Ventotto tengono pronto in canna il col­po delle sanzioni, e, nel caso che gli ac­cordi raggiunti ieri a Ginevra vengano di­sattesi, resta la possibilità di attivare mi­sure puramente simboliche ma anche re­strizioni su settori-chiave delle esporta­zioni di Mosca, come diamanti, fertilizzan­ti, petrolio e gas naturale. L’Unione Europea aveva già intensificato la programmazione di sanzioni contro Mosca dopo che militanti filo-russi avevano inizia­to ad occupare gli edifici governativi nell’E­st dell’Ucraina, scatenando scontri con le forze di sicurezza del Paese.
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