giovedì 10 aprile 2014
​Via ai colloqui per risolvere la crisi. Il sottosegretario Giro: «Il Paese è polarizzato, l’Italia può svolgere un ruolo importante e ha offerto la disponibilità a fare da facilitatore».
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Le premesse sembravano tutt’altro che positive. Quando nella serata di martedì (la notte in Italia), i rappresentanti del governo di Nicolás Maduro e dell’opposizione, riunita nella Mesa de la Unidad Democrática (Mud), sono entrati nel ministero degli Esteri di Caracas, le facce erano tese. A frenare gli en­tusiasmi, ha contribuito anche la dichiarazio­ne del segretario del Mud, Ramón Guillermo Avelanedo: «Non è l’inizio del dialogo. Dob­biamo capire se ci sono le premesse». Dopo tre ore di riunione a porte chiuse, però, il clima è cambiato. È stato lo stesso Aveledo ad annunciare «buone notizie», ovvero l’avvio del­l’attesa mediazione per mettere fine all’onda­ta di proteste che in meno di due mesi hanno fatto oltre 40 morti e 500 feriti. Il primo incon­tro, previsto oggi, sarà trasmesso in diretta. In­torno al tavolo, oltre Maduro e i vertici del Mud, ci saranno tre delegati dell’Unione degli Stati sudamericani (Unasur), ossia i capi della di­plomazia di Brasile, Ecuador e Colombia. Ca­racas ha, inoltre, chiesto formalmente al Vati­cano in una lettera inviata al segretario di Sta­to, Pietro Parolin – di nominare una persona «quale testimone di buona fede». Lo spiraglio è aperto. Ma i nodi da sciogliere so­no tanti. Lo stesso fronte anti-Maduro è divi­so: l’ala più radicale è contraria alla mediazio­ne e ha annunciato che le manifestazioni con­tinueranno. Il fatto è che la polarizzazione nel Paese ha raggiunto livelli altissimi, come ha sottolineato il sottosegretario agli Esteri, Ma­rio Giro, appena rientrato da Caracas. Il clima di contrapposizione ha spaccato anche la nu­merosa comunità italiana – quasi due milioni di discendenti – «divisa tra i sostenitori e gli op­positori del governo. Nel mio viaggio ho volu­to portare solidarietà alla comunità. al sinda­co Scarano e al capo della polizia Lucchese, di origini italiane, tuttora in carcere», ha dichia­rato Giro. E ha aggiunto: «Gli italiani vogliono restare e contribuire al dialogo politico, già co­minciato ». Un negoziato in cui – ha concluso il sottosegretario – il nostro Paese «può svolgere un ruolo importante» e «ha offerto la propria disponibilità a fare da facilitatore».
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