giovedì 31 luglio 2014
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La Segreteria di Stato vaticana «segue la situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente con grandissima preoccupazione». E ha inviato alle ambasciate accreditate presso la Santa Sede una “Nota verbale” per richiamare i recenti appelli sul Medio Oriente rivolti da Papa Francesco dopo gli ultimi Angelus. Lo ha spiegato con una intervista della Radio Vaticana all’arcivescovo Dominique Mamberti, “ministro degli Esteri” della Santa Sede.  Nel corso del colloquio, divulgato nella serata di martedì, il presule corso esprime delle valutazioni riguardo all’«intensificarsi della violenza nella Striscia di Gaza ». «Si tratta – osserva monsignor Mamberti – di una situazione tragica e molto triste alla quale c’è il rischio purtroppo di abituarsi e di darla quasi come inevitabile, il che non sarebbe giusto». E su questo Papa Francesco «ha rivolto numerosi appelli a continuare a pregare, invocando il dono della pace e accogliendo la chiamata che viene da Dio a spezzare la spirale dell’odio e della violenza che allontana dalla pace». Il responsabile della politica estera vaticana ribadisce quindi «l’invito del Papa a quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale a non risparmiare alcuno sforzo per fare cessare ogni ostilità e conseguire la pace desiderata per il bene di tutti».  E rievocando quanto detto dal Pontefice nota che «ci vuole più coraggio per fare la pace che per fare la guerra», e che «inoltre andrebbero posti al centro di ogni decisione non gli interesse particolari, ma il bene comune e il rispetto di ogni persona». Riguardo alla situazione dei cristiani in Iraq e in Medio Oriente in generale l’arcivescovo Mamberti ricorda che la Santa Sede agisce a diversi livelli. «Innanzitutto» c’è il Papa che «ha manifestato in varie occasioni e in modo commosso la vicinanza alle comunità cristiane, in particolare alle famiglie di Mosul, invitando tutti a pregare per loro». E che «ha personalmente espresso la sua vicinanza anche attraverso alcuni dei loro responsabili religiosi, tra cui il Patriarca di Babilonia dei caldei e il Patriarca di Antiochia dei siri, incoraggiando pastori e fedeli ad essere forti nella speranza ». Senza dimenticare che lo stesso Pontefice ha mandato «pure un aiuto economico alle famiglie tramite il pontificio Consiglio Cor Unum, per venire incontro ai bisogni umanitari ». Poi c’è la Segreteria di Stato che «attraverso i propri canali diplomatici, continua a stimolare l’attenzione delle autorità internazionali e dei governi alla sorte di questi nostri fratelli». In questo quadro si situa l’invio, effettuato tra lunedì e martedì, di una “Nota verbale” a tutte le ambasciate accreditate presso la Santa Sede con il testo degli ultimi appelli del Papa «concernenti anche più in generale la situazione in Medio Oriente », e «con la richiesta di far presente il messaggio ai rispettivi governi». «È nostro vivo augurio – ha ribadito Mamberti – che la comunità internazionale prenda a cuore la questione, giacché sono in gioco principi fondamentali per la dignità umana, il rispetto dei diritti di ogni persona, per una convivenza pacifica ed armoniosa delle persone e dei popoli ». L’Iraq e gli altri Paesi del Medio Oriente infatti «sono chiamati ad essere un modello di convivenza tra comunità diverse, altrimenti sarebbe una grande perdita e un pessimo presagio per il mondo intero».
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