venerdì 10 aprile 2009
Alcuni pirati somali che trattengono in ostaggio il capitano di una nave americana nell'Oceano Indiano hanno dichiarato oggi che combatteranno se attaccati dalle forze navali Usa che li circondano. "Non abbiamo paura degli americani". Ma vogliono soldi e salvacondotto.
COMMENTA E CONDIVIDI
Per il rilascio del capitano Richard Phlilps, americano, sequestrato al termine del fallito arrembaggio della Maersk Alamaba, nave danese battente bandiera statunitense, avvenuto mercoledì circa 500 km al largo delle coste somale, i pirati chiedono un forte riscatto e la certezza di poter rientrare sani e salvi a terra. Le trattative - tra minacce ed un rocambolesco tentativo di fuga dell'ufficiale americano - sono in corso. I pirati si sono dichiarati disposti a combattere ("non abbiamo paura degli americani") se qualcuno tenterà di liberare il prigioniero. Che, a sua volta, ha tentato la scorsa notte la fuga gettandosi in mare, come hanno confermato fonti ufficiali del Pentagono. È stato ripreso.Il Pentagono, ha dichiarato il ministro della Difesa Robert Gates, segue intanto senza sosta ed al massimo livello gli avvenimenti, mentre anche l'Fbi è impegnata nelle trattative. La situazione, peraltro, è di stallo. I pirati sono appena quattro, su un canotto di salvataggio della Maersk Alabama, privo di benzina. La costa somala è a non meno di 400 km, irrangiugibile. Su di loro sovrasta dalla notte tra mercoledì e giovedì l'incrociatore lanciamissili americano Bainbridge, sulla loro testa volano aerei militari, mentre stanno arrivando altre navi da guerra della quinta flotta Usa.Il problema, dunque, non è un impossibile scontro a fuoco, ma il ricatto. Duplice. Da una parte la salvezza del capitano Phillips, priorità per gli Usa, come è stato oggi ribadito.  Dall'altra l'evidenza che in nessun modo potrà essere consentito che il prigioniero sia trasportato in Somalia, dove potrebbe divenire ostaggio di gruppi integralisti islamici, magari legati ad al Qaida.Si tratta, dunque: non c'e alternativa. E il prezzo è alto. A Naiorbi da ieri corre voce di una richiesta di riscatto un milione di dollari, oltre al salvacondotto per i banditi. La trattativa vera -si apprende da fonti di intelligence- è condotta con alcuni esponenti dei pirati che sono ad Eyl, porto del Puntland, regione semiatonoma nel nord ovest della Somalia, considerato la 'Tortugà della filibusta somala.E l'impressione per ora prevalente in ambienti informati keniani è che una soluzione -per quanto tecnicamente difficile e politicamente delicata- potrebbe  essere non troppo lontana. La Maersk Alabama era stata attaccata poco dopo le 08:00 locali (07:00 italiane) di mercoledì mattina. Ma già nel pomeriggio l'equipaggio, 20 persone, tutte americane, aveva ripreso il controllo della nave, Non riuscendo, però, ad impedire che quattro pirati fuggissero col comandante. La nave trasportava 400 container a Mombasa, costa keniana, e da ieri sera vi sta facendo nuovamente rotta. In larga misura si tratta di cibo destinato al Programma Alimentare Mondiale: aiuti d'emergenza per le popolazioni somale ed ugandesi.Intanto oggi i pirati hanno raggiunto un accordo con gli armatori per liberare la motonave norvegese Bow Asir sequestrata a fine marzo. Dovrebbe essere rilasciata entro domani: 2,4 milioni di dollari il riscatto.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: