domenica 22 giugno 2025
La prospettiva di un trasferimento di potere dall'ayatollah Ali Khamenei al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (Pasdaran, Irgc) rappresenta uno degli scenari più plausibili
Una manifestazione pro Iran a Beirut

Una manifestazione pro Iran a Beirut - ANSA

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La prospettiva di un trasferimento di potere dall'ayatollah Ali Khamenei al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (Pasdaran, Irgc) rappresenta uno degli scenari più plausibili per il futuro dell'Iran oltre che una trasformazione epocale del sistema politico iraniano. Con Khamenei ormai 85enne e in condizioni di salute incerte, la questione della successione assume carattere di urgenza strategica. In questo senso andrebbero le decisioni prese, o fatte prendere, alla Guida suprema: avrebbe trasmesso temporaneamente alcuni suoi poteri esecutivi al Consiglio supremo dei Guardiani.

Almeno secondo quanto ha riportato Iran International, sito e tv legati ad ambienti dell'opposizione iraniana in esilio. La decisione sarebbe stata presa per le difficoltà a gestire la linea di comando in tempo reale dal bunker in cui Khamenei risulta essere stato trasferito con la famiglia, compreso il figlio Mojtaba, indicato da molti come potenziale erede. Versione che il New York Times ieri ribalta, escludendo il figlio dalla terma che la Guida avrebbe indicato all’Assemblea degli Esperti.

Il vantaggio delle Guardie sul clero sciita risiede primo fra tutti nella sua struttura unificata. Mentre i chierici di Khamenei detengono potere in decine di istituzioni, ma mancano di coordinamento, i comandanti operano in una catena di comando centralizzata che ha permesso di consolidare la loro posizione come pilastro del sistema iraniano. Con 125.000 effettivi e 90.000 miliziani Basij, i Pasdaran controllano apparati militari, di sicurezza e vasti settori economici.

Un Iran guidato dalla Irgc configurerebbe de facto una giunta militare teocratica, alterando radicalmente l'equilibrio costituzionale e concludendo l'evoluzione naturale della sua crescente influenza nel Paese avvenuta negli ultimi due decenni.

Le Guardie – affermano analisti regionali –, meno vincolate dalle considerazioni diplomatiche che ancora influenzano la leadership civile, potrebbero perseguire apertamente l'arma nucleare non solo come strumento di deterrenza, ma anche di proiezione di potenza regionale nell’ottica della “resistenza attiva” contro l’ordine internazionale guidato dagli Stati Uniti, compromettendo ogni possibilità di accordo con l'Occidente. L'integrazione delle capacità nucleari con la rete di proxy regionali creerebbe, inoltre, un esteso sistema particolarmente destabilizzante amplificando le tensioni nell’area.

L'organizzazione militare, già responsabile delle operazioni in Siria, Iraq, Libano e Yemen attraverso la Forza Quds, acquisterebbe risorse statali illimitate per espandere la propria influenza. La popolazione iraniana, già largamente ostile al regime, vedrebbe nel controllo diretto dei Pasdaran l'eliminazione definitiva delle prospettive riformiste. In questo senso, un governo dominato dalla Guardia Rivoluzionaria potrebbe paradossalmente catalizzare una resistenza popolare più organizzata, eliminando le illusioni di cambiamento dall'interno del sistema.

Si tratterebbe, va detto, della “seconda generazione” di Guardiani che già da anni ha preso il sopravvento a livello istituzionale ed economico sulla “prima generazione”, espressione clericale della rivoluzione del 1979. Mentre sondaggi recenti mostrano che oltre l'80% degli iraniani rifiuta la Repubblica islamica e preferisce un governo democratico, la percezione dei Guardiani è più complessa.

Alcuni sondaggi indicano che quattro iraniani su cinque considerano le attività dei Pasdaran in Medio Oriente come fattori che hanno reso l'Iran più sicuro.

Questa apparente contraddizione riflette la natura ambivalente dell'opinione pubblica iraniana. Da un lato, molti cittadini riconoscono il ruolo dell'Irgc nella proiezione di potenza regionale dell'Iran; dall'altro, sono critici verso il ruolo repressivo interno dei Pasdaran. Le proteste del 2022-2023 hanno mostrato chiaramente come i Pasdaran siano percepiti come uno strumento di oppressione domestica. Tuttavia, l'Irgc possiede strumenti repressivi e di controllo sociale molto più sofisticati rispetto al passato. La combinazione di tecnologie di sorveglianza avanzate e di una rete capillare di informatori potrebbe consentire il mantenimento del controllo anche di fronte a un'opposizione diffusa.

Sul piano internazionale, un governo dominato dall'Irgc renderebbe l'Iran un attore ancora più imprevedibile e aggressivo e anche Cina e Russia, i due principali alleati di Teheran, potrebbero trovarsi costretti a rivedere i propri rapporti con la nazione di fronte all'instabilità crescente.

La trasformazione del Paese in una giunta militare teocratica potrebbe inoltre rappresentare un modello ispiratore per attori simili in altri contesti regionali fragili.

Paradossalmente – analizzano molti esperti –, questo scenario potrebbe anche contenere i germi della propria instabilità, rendendo l'Iran un attore più pericoloso ma anche più fragile nel medio termine.

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