sabato 5 settembre 2009
Diffuso un video con le immagini dell’assalto a Gojra, dove 8 persone sono state arse vive. La denuncia dei religiosi: «Le forze dell’ordine non hanno agito per prevenire questi episodi».
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Un appello affinché in Pakistan «le persecuzioni dei cristiani e gli attacchi fanatici contro le minoranze vengano impediti e che sia fatta giustizia» è stato reso noto giovedì sera al termine dell’incontro organizzato a Roma presso il Centro Russia Ecumenica e promosso dall’associazione "Salva i monasteri". Circostanziate le denunce delle aggressioni che si ripetono ai danni dei credenti in Cristo, appoggiate anche da un crudo video realizzato durante l’attacco nella cittadina di Gojra, nel Punjab. Gli ultimi mesi sono stati tragici per le comunità cristiane pachistane: a giugno sono state bruciate 50 case di cristiani a Bamni Wala vicino Lahore; il 30 luglio 50 case bruciate a Krian Wala; l’1 agosto 70 case sono state bruciate a Gojra, nel Punjab, dove sono arsi vivi otto cristiani. La motivazione degli attacchi è l’accusa di aver profanato il Corano. «I cristiani del Pakistan chiedono la totale abrogazione delle leggi sulla blasfemia», ha ribadito padre James Channan, domenicano che ricopre la carica di vice-provinciale. «Facciamo appello alle organizzazioni umanitarie – ha aggiunto – perché prestino attenzione a quanto avvenuto e si rivolgano al nostro governo perché abroghi le leggi sulla blasfemia e dia protezione alle comunità cristiane». In particolare si ricorda che proprio queste leggi, istituite nel 1991, consentono ai musulmani radicali di distruggere le proprietà e di uccidere i seguaci delle altre religioni in base alla semplice accusa si aver insultato il Corano o Maometto. «Nell’attacco contro Gojra – ha spiegato padre Pascal Paulus Nazir, commentando le immagini di quanto accaduto il 30 luglio – i bambini hanno cercato di fuggire per salvarsi mentre le case venivano incendiate con benzina, cherosene e altre sostanze chimiche. La folla inferocita ha saccheggiato le case, fatto a pezzi le Bibbie a gli altri libri sacri, distrutto le Croci, devastato e dato fuoco a tutto». Inoltre «dobbiamo sottolineare che la polizia di Gojra e le altre forze dell’ordine non hanno agito per prevenire questi incidenti e non hanno prestato attenzione all’annuncio contro i cristiani che era stato pronunciato nelle moschee. Poliziotti e forze dell’ordine sono intervenuti quando ormai era tutto finito ed era troppo tardi».Le organizzazioni locali per i diritti umani hanno ribadito che il massacro è stato pianificato con diversi giorni di anticipo e l’ordine è partito dalle moschee e la polizia, pur avvisata, ha fatto finta di non vedere i preparativi e i raduni degli estremisti. Nonostante le condanne del presidente del Pakistan e del primo ministro e le assicurazioni che ci sarà un indennizzo per le vittime, «noi cristiani del Pakistan – nota l’appello diffuso a Roma – non ci sentiamo sicuri nel nostro Paese». Per questo – aggiungono i firmatari – chiediamo l’abrogazione delle leggi che discriminano le minoranze e ci appelliamo alle Organizzazioni mondiali per i diritti umani affinché intervengano sul governo per la protezione delle minoranze». In Pakistan i cristiani rappresentano il 3% circa di una popolazione totale di 117milioni di persone e sono molto attivi nella sanità e nell’educazione. L’11 agosto tutte le denominazioni cristiane hanno partecipato ad una messa di suffragio per le vittime di Gojra, che si è celebrata nella chiesa di Naulakha, a Lahore. Tra le iniziative in cantiere c’è quella di una raccolta di firme per chiedere l’abolizione delle leggi sulla blasfemia. L’accusa di blasfemia dal 1986 ad oggi ha colpito quasi 900 persone.
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