lunedì 3 agosto 2009
Oltre 200 persone hanno incendiato e saccheggiato le case della collettività a Gorja Alcuni sono stati colpiti da proiettili mentre cercavano di fuggire, altri sono stati arsi vivi A scatenare la violenza degli islamisti è stata l’accusa rivolta a un ragazzino di aver dato fuoco a delle pagine del Corano. Rase al suolo le abitazioni di 75 famiglie che sono scappate per timore di nuovi scontri.
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Drammatica escalation nella provincia pachistana del Punjab in un tragico crescendo di violenza etnico-religiosa: da giovedì si susseguono gli atti di violenza contro i cristiani, in fuga dalle loro “colonie” all’interno di cittadine e villaggi in maggioranza musulmani. Ieri l’episodio più grave. Migliaia di musulmani si sono concentrati nella stazione ferroviaria di Gojra e da qui hanno marciato sul quartiere dove da 50 anni vivono duemila famiglie cristiane Secondo le testimonianze, almeno duecento erano armati e a volto coperto. Arrivati nei pressi delle abitazioni hanno aperto il fuoco, mentre i loro compagni cercavano di forzare le porte sbarrate. Un centinaio le case saccheggiate, decine quelle incendiate. Molti abitanti sono stati colpiti da proiettili mentre cercavano di fuggire. Il bilancio è di almeno 9 morti: 4 uomini, 4 donne e un bambino, uccisi da proiettili o dalle le fiamme provocate da un liquido inestinguibile come quello utilizzato per il famigerato attacco a Shanti Nagar, nel Febbraio 1997 e in altre occasioni, ultima contro il villaggio di Korian, giovedì scorso. Qui sono state una cinquantina le case distrutte, in fuga la totalità delle 75 famiglie cristiane che l’abitavano: della parte cristiana villaggio non restano che rovine carbonizzate. Distrutti anche due luoghi di culto appartenenti alla Chiesa del Pakistan e alla Nuova Chiesa apostolica. «Non hanno lasciato nulla, hanno preso anche il cavallo, che era tutto ciò che avevo», ha testimoniato Shabaan Masih un cristiano locale. Secondo Masih e altri testimoni, gli assalitori hanno anche bloccato la strada che dà accesso al villaggio per impedire i soccorsi. La vicenda era nata sabato scorso, quando durante una cerimonia nuziale, secondo le accuse dei musulmani, un bambino cristiano avrebbe bruciato pagine del Corano. Nonostante l’incontro tra anziani del villaggio cristiani e musulmani, per risolvere la questione, la notte del 30 luglio, gli altoparlanti della piccola moschea locale hanno chiamato a raccolta e alla vendetta. Lo stesso è successo nei villaggi vicini. Una folla inferocita ha, così, assalito e incendiato le case dei cristiani di Korian dove, data l’ora, le famiglie erano raccolte nel sonno. Incerte le notizie sulle vittime. La diocesi di Faisalabad ha inviato sette preti per confortare i fuggiaschi. «Non si può fare a meno di piangere vedendo una tale distruzione», ha comunicato padre Aftab James Paul, direttore della Commissione per il dialogo interreligioso della diocesi. Quello di Korian era stato il secondo atto di devastazione registrato a luglio nel Punjab contro la piccola comunità cristiana, composta in massima parte di poveri braccianti e manovali, che tende a raggrupparsi in piccole comunità pur appartenendo a diverse denominazioni. Pochi i cattolici in questa regione che ricade sotto la diocesi di Faisalabad. Il 1° luglio, sempre per punire un altro supposto episodio di blasfemia, un gran numero di musulmani aveva attaccato il villaggio di Bahamin Wala, ma senza provocare vittime.
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