mercoledì 27 settembre 2023
L’istituto di ricerca Gallup, che monitora il desiderio familiare degli statunitensi dal 1936, ha rilevato che la preferenza per un nucleo numeroso è ai massimi da 50 anni
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Oltreoceano c’è voglia di bimbi e famiglie numerose. È quello che certifica un sondaggio dell’istituto di ricerca Gallup secondo cui la preferenza degli americani per la prole numerosa è ai massimi dal 1971.

Per capire la portata della rilevazione è necessario fare un passo indietro. È dal 1936 che gli analisti di Gallup monitorano il desiderio di famiglia degli americani. A quei tempi il 64% sognava di avere almeno tre figli. Questa tendenza ha raggiunto il picco del 77% alla fine della Seconda guerra mondiale. Poi arrivarono gli anni Sessanta, quelli del “baby boom”, quando il numero medio di bambini per nucleo familiare arrivò quasi a quattro. Tra il 1967 e il 1971 la preferenza per la prole numerosa crollò al 52%. Gli esperti si sono a lungo interrogati sui motivi all’origine di questa inversione di tendenza. Tra i diversi fattori che potrebbero averla causata ci sono l’emancipazione delle donne nel mondo del lavoro, la diffusione della pillola contraccettiva e l’incertezza economica. Nel 1973 la preferenza degli americani per il figlio unico (o al massimo per due) divenne la regola che ha segnato i decenni successivi. Sempre in vantaggio sull’idea di famiglia numerosa anche in tempi di benessere economico. Il divario tra le due preferenze ha cominciato ad assottigliarsi tra il 2011 e il 2018 fino (quasi) a toccarsi nel 2023. Un anno non facile, va detto, caratterizzato dalla guerra in Ucraina, dalla crisi economica, dalle conseguenze sempre più vistose del cambiamento climatico.

I risultati del sondaggio dicono chiaramente che, oggi, gli statunitensi sono divisi tra le due opzioni: il 47% pensa che sia meglio avere una famiglia ristretta con massimo due figli; il 45% sogna invece di averne una più grande. Quest’ultima categoria, che negli ultimi anni si ampliata in maniera consistente, a un ritmo più significativo rispetto al calo dei fan del figlio unico, comprende in particolare americani di origine ispanica o black, protestanti e cattolici, cittadini con un reddito massimo di 40mila dollari all’anno (circa 38mila euro). Nel dettaglio, solo il 2% afferma di non volere figli, il 3% si accontenta di uno, il 44% dice due, mentre ben il 45% ne desidera 3 o più (tra questi il 12% ne vuole quattro, il 2% cinque, il 2% sei o più). Il dato particolarmente incoraggiante è che, a prescindere dal numero di figli desiderati, la maternità e la paternità sono l’aspirazione che accomuna la stragrande maggioranza (il 64%) dei giovani di età compresa tra 18 e 29 anni. I cittadini che faranno il futuro degli Stati Uniti.

Cosa, dunque, sta succedendo? L’esperta Melanie Notkin ricorda in un blog dell’Istituto americano per gli studi sulla famiglia che il contesto odierno è caratterizzato da una forma di nichilismo simile a quella che nel ’68 faceva da cornice al besteseller, The Population Bomb, che propagò l’idea della “bomba demografica” come disastro. Anche oggi, scrive, «c’è chi crede che il mondo sia un posto troppo triste per pensare di portaci dentro dei bambini». Il vivace scenario che emerge dal sondaggio conferma tuttavia che le donne, aggiunge, «non hanno figli per circostanza, non per scelta». L’indice di fecondità degli Stati Uniti, a dirlo sono i dati delle Nazioni Unite, si ferma a 1,7 nascite per donna. Ben al di sotto del valore medio mondiale (2,4). E se, dopo 50 anni, il Paese si stesse preparando all’alba dell’anti-natalismo? Berkay Özcan, docente di politiche sociali alla London School of Economics, è al riguardo molto cauto. «La domanda sulla famiglia ideale – ci spiega – non sempre riflette la fertilità effettiva degli individui». In ogni caso, aggiunge, il fenomeno è limitato agli Stati Uniti: «Nell’Europa del Nord e in quella continentale la grandezza ideale della famiglia è in declino. I livelli da noi rilevati in Europa sono pure più stabili rispetto a quelli degli Usa».

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