giovedì 13 maggio 2010
Un fondo da 118 milioni a carico dei petrolieri per la sicurezza. Calata una cupola per tappare la falla. Prosegue l’inchiesta parlamentare nei confronti dei dirigenti di Bp, Transocean e Halliburton: le aziende si incolpano a vicenda.
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Una tassa sul greggio per contrastare gli effetti economici ed ambientali della marea nera che dal Golfo del Messico minaccia le coste americane. È la proposta che Barack Obama ha inviato ieri al Congresso, per chiarire che l’amministrazione Usa è pronta ad aumentare i fondi per arginare la perdita di petrolio nel Golfo del Messico, ma non a sue spese. Se Camera e Senato approveranno la legge, le compagnie petrolifere vedrebbero aumentare di un centesimo l’attuale tassazione sul barile destinata a coprire gli eventuali danni ambientali, il cosiddetto Oil Spill Liability Trust Fund. In pratica la tassa passerebbe da 8 a 9 centesimi. Fra gli interventi che dovrebbero essere coperti dalla tassazione supplementare, contributi di disoccupazione fino a sei mesi per lavoratori colpiti da disastri ambientali legati al petrolio, sostegno ai pescatori ma anche ispezioni e studi di impatto ambientale. Per l’amministrazione Usa il conto di questi interventi dovrebbe ammontare a circa 118 milioni di dollari, in parte coperti dall’aumento della tassa sul greggio, ma per la maggior parte sulle spalle di Bp, che gestiva la piattaforma esplosa. Il presidente Usa ha infatti annunciato che intende eliminare i limiti pecuniari di responsabilità nei confronti delle aziende petrolifere. L’Amministrazione Usa conta su un rapido passaggio della proposta di legge. Il tetto del fondo speciale inoltre, sarà alzato da 1 miliardo a 1,5 miliardi di dollari. Intanto ieri una mini-cupola mobilitata per tentare di incappucciare il pozzo di petrolio che sta continuando ad inquinare il Golfo del Messico ha raggiunto i fondali ma non è stata ancora posizionata in attesa degli ultimi controlli. Lo ha annunciato la Bp, la multinazionale britannica responsabile del pozzo, precisando che la cupola, del peso di circa due tonnellate, ha toccato i fondali ad una profondità di circa 1.500 metri. Una prima cupola più grande e pesante installata nei giorni scorsi è risultata inutilizzabile a causa del ghiaccio che si è formato in cima al dispositivo. Per evitare disagi analoghi gli ingegneri della Bp stanno pensando di lavorare con acqua calda e metanolo. I robot che stanno manovrando la mini cupola dovrebbero essere in grado di posizionarla entro oggi. Ieri, infine, alti dirigenti dell’industria petrolifera sono stati messi sotto torchio per il secondo giorno da parte dei parlamentari americani in seguito all’incidente mortale che ha provocato la gigantesca perdita di petrolio. Bp, Transocean e Halliburton sono tutte in posizioni scottanti per i rispettivi ruoli in quello che potrebbe essere il più grave caso di inquinamento da perdita di petrolio nella storia degli Stati Uniti. I dirigenti si sono incolpati l’un l’altro per l’esplosione e il fallimento nel controllare la marea nera, mentre il petrolio continua a fuoriuscire nell’oceano ad una media quotidiana stimata in 5mila barili, 795mila litri, e la macchia in superficie si sta drammaticamente allargando.
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