venerdì 20 ottobre 2023
Cinque settimane fa scoperta una infiltrazione informatica allo scopo di rubare informazioni sulle indagini in corso. Aperta inchiesta. Un anno fa il tentativo di infiltrare un agente russo
L'edificio della Corte penale internazionale all'Aja

L'edificio della Corte penale internazionale all'Aja - Icc-Cpi

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Un nuovo tentativo di spionaggio ai danni della Corte penale internazionale dell’Aja. La Corte (Cpi) parla di «grave incidente», scoperto cinque settimane fa, su cui è stata aperta una indagine penale delle autorità olandesi. «Le prove finora disponibili indicano un attacco mirato e sofisticato con l'obiettivo di spionaggio» e costituisce «un serio tentativo di minare il mandato della Corte», spiegano fonti dell’Aja. Al momento non è possibile indicare dei sospettati, ma secondo gli investigatori sono anche possibili «campagne di disinformazione contro la Corte penale internazionale e i suoi funzionari, nel tentativo di offuscare l'immagine della Cpi e delegittimare le sue attività».

E’ la riprova di quanto la giustizia internazionale sia temuta, nonostante le campagne di discredito e delegittimazione spesso alimentate attraverso i social network e propagandisti. «Sulla base dell'analisi forense effettuata, la Corte - informa una nota del tribunale - ha già preso e continuerà a prendere tutte le misure necessarie per affrontare qualsiasi compromissione dei dati appartenenti a individui, organizzazioni e Stati».

«La Corte - aggiunge la nota - ha recentemente subito tentativi quotidiani e persistenti di attaccare e interrompere i suoi sistemi». Lo scorso anno è stato scongiurato «un tentativo quasi riuscito di infiltrare un ufficiale dell'intelligence ostile all'interno della Corte sotto le spoglie di tirocinante». Il riferimento è all’agente segreto russo, con passaporto del Brasile, che aveva seguito un importante ciclo di studi in Brasile, cominciato dieci anni prima, allo scopo di venire successivamente infiltrato nei corridoi della procura e del tribunale internazionale. L’infiltrato di Mosca venne scoperto appena dopo l’emissione del mandato di cattura per Putin. Ad oggi sono 31 i casi aperti davanti alla Corte penale internazionale, 17 investigazioni in corso e 3 esami preliminari. Tra essi, i presunti crimini di guerra e contro i diritti umani commessi in Ucraina, Georgia, Palestina, Libia e Afghanistan.

Quest'ultimo attacco giunge in un momento di massima tensione «e accresciute preoccupazioni per la sicurezza della Corte: diversi funzionari eletti, tra cui giudici della Corte e il Procuratore - spiegano i portavoce -, sono stati oggetto di procedimenti penali avviati nei loro confronti». Il riferimento è ai mandati di cattura emessi dal tribunale di Mosca contro i magistrati che hanno firmato l’ordine d’arresto internazionale per Putin e la commissaria all’Infanzia del Cremlino, Maria Llova-Belova. Per loro le accuse sono quelle di avere deportato in Russia e fatto adottare, con conseguente cambio della nazionalità, bambini ucraini prelevati durante il conflitto. Tra i “ricercati” di Mosca vi è il magistrato italiano Rosario Salvatore Aitala, uno dei componenti del collegio che esamina le indagini su Putin e che ha convalidato il mandato d'arresto per il presidente russo.

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