venerdì 25 aprile 2025
L’attentato nella giornata in cui è tornato al Cremlino l'inviato Usa Witkoff. I russi accusano l'intelligence ucraina, che nei mesi scorsi aveva già messo nel mirino alti esponenti delle Forze armate
L'arrivo a Mosca  del convoglio con l'inviato Usa Steve Witkoff

L'arrivo a Mosca del convoglio con l'inviato Usa Steve Witkoff - REUTERS

COMMENTA E CONDIVIDI

L’Ucraina sta perdendo posizioni sul campo, ma la sua intelligence riesce ancora a rappresentare un pericolo per il Cremlino. Il generale Yaroslav Moskalik, uno dei membri più importanti dello Stato Maggiore russo dopo Valerij Gerasimov, è stato ucciso ieri da un ordigno. Stando alle prime ricostruzioni, l’ufficiale è morto in seguito alla detonazione di una bomba di fabbricazione artigianale. Era il vicecapo della Direzione operativa principale dello Stato maggiore russo, responsabile delle operazioni militari, e rappresenta il più alto in grado nell’esercito ucciso fino a questo momento. «Ci sono motivi per credere che i servizi speciali ucraini siano coinvolti nell’omicidio», ha dichiarato la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, citata dalla Tass.

Nei mesi scorsi, gli uomini dell’intelligence di Kiev hanno già ucciso due generali e diversi ufficiali di grado medio-alto. A dicembre, Igor Kirillov, comandante delle forze speciali per la protezione da contaminazione radiologica, chimica e biologica, era stato assassinato a due passi da casa sua con il suo vice da un ordigno piazzato in un monopattino. Poco meno di due mesi dopo, Armen Sarkisyan, Comandante del Battaglione Arbat, è saltato in aria in un atrio di un complesso residenziale di lusso a causa di una bomba nascosta in un pacco.

L’attentato arriva in un momento delicato per il conflitto e in una giornata importante per Mosca, con il Presidente Putin che ieri ha parlato per tre ore con l’inviato del presidente Trump, Steve Witkoff, nella capitale per la seconda volta in pochi giorni. Sul tavolo c’è un accordo per il cessate il fuoco che, a detta di molti, è tutto a favore della Russia, tanto che il ministro degli Esteri, Sergeij Lavrov ha sottolineato come i due Paesi «si stiano muovendo nella stessa direzione», anche se alcuni punti «vanno ancora perfezionati». La proposta di Washington prevede un riconoscimento de iure della Crimea come territorio russo. I territori conquistati dalle armate di Mosca fino a questo momento verrebbero invece riconosciute de facto. Il concetto è stato ribadito ieri dal presidente Trump che, in un’intervista al Time, ha dichiarato che «la Crimea rimarrà alla Russia». Poche ore dopo, i media russi hanno diffuso le facce distese di Witkoff e Putin prima dell’inizio della riunione. Lo “zar” del Cremlino era accompagnato dal suo consigliere per la politica estera Yuri Ushakov e dall'inviato per gli investimenti Kirill Dmitriev, segno che fra Stati Uniti e Russia si sta parlando anche di affari. L’incontro si è concluso dopo tre ore. Ushakov ha parlato di confronto «costruttivo» in cui si è accennato anche alla «possibilità di riprendere i negoziati diretti» tra Russia e Ucraina.

Il presidente Trump ha detto che l’accordo non ha scadenza, ma che vuole chiudere il capitolo al più presto possibile. Il presidente Zelensky non intende farsene una ragione, ma, nella stessa Ucraina non tutti sembrano pensarla come lui. Il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ex campione di pugilato e molto popolare nella capitale, in un’intervista alla Bbc ha aperto alla cessione dei territori in cambio della pace come un «epilogo non giusto» ma «uno degli scenari possibili», per poi rivedere le sue parole su Telegram, dove ha sostenuto di «non aver detto nulla di nuovo» me di aver provato a richiamare «uno spiacevole scenario possibile, di cui molti politici e media parlano oggi nel mondo». Klitschko ha quindi ribadito che «il popolo ucraino non accetterà l’occupazione russa» ed è «pronto a combattere fino alla fine».

Resta il fatto che, tolti gli Usa, bisogna vedere chi rimarrà a fare la guerra. Nel gruppo dei Paesi volenterosi ci sono sempre più leader dubbiosi e non si va oltre la difesa aerea. L’Ucraina rischia davvero di trovarsi sola, in una situazione dove ormai ha più nemici che amici.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: