sabato 14 giugno 2025
Due sparatorie mirate nel Minnesota. Il governatore Walz: torna la violenza politica. È caccia all'uomo che ha teso gli agguati, che si sarebbe finto agente di polizia
Blocco della polizia a Minneapolis dopo le sparatorie

Blocco della polizia a Minneapolis dopo le sparatorie - Reuters

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A Washington, la parata militare che celebra i 250 anni delle forze armate (e il 79esimo compleanno del presidente Donald Trump). A Filadelfia, Chicago, Charlotte, Atlanta, Phoenix, Houston e in altre duemila città statunitensi, le proteste degli americani scesi in strada a gridare «No kings». È il doppio volto di un Paese in cortocircuito. Marchiato, nello stesso giorno, anche da una duplice sparatoria in Minnesota che il governatore dem Tim Walz non ha esitato a definire come «atto deliberato di violenza politica».

Assassinata la deputata Melissa Hortman e il marito Mark. Gravemente feriti, invece, il senatore John Hoffman e la moglie Yvette. Democratici entrambi i parlamentari. Stando alle prime ricostruzioni, la polizia di Minneapolis è stata raggiunta nel cuore della notte da una segnalazione di colpi di arma da fuoco nell’abitazione del senatore Hoffman. Accorsi sul luogo, nel sobborgo di Champlin, gli agenti hanno trovato l’uomo e la moglie in una pozza di sangue, ma vivi. Mossi da un’intuizione, hanno deciso di andare a controllare la vicina casa della deputata Hortman.

È durante il tragitto verso Brooklyn Park che gli agenti si sono imbattuti in un uomo, con un giubbotto antiproiettile addosso, che ha subito aperto il fuoco prima di darsi alla fuga. Nel frattempo venivano scoperti i corpi senza vita dei coniugi Hortman. Gli investigatori «hanno motivo di credere», così è stato chiarito in conferenza stampa, che il presunto attentatore, identificato come Vance Luther Boelter, 57 anni ex dipendente del governo, avesse un piano legato ai raduni “No kings” che erano in programma, ieri, in diverse città degli Stati Uniti. Proteste convocate nello stesso giorno della parata militare organizzata nella capitale federale per dire «no» all’autoritarismo del presidente Trump. Sui sedili dell’auto del sospetto assassino, sono stati trovati volantini che rilanciavano il messaggio dell’iniziativa anti-Trump: «Nessun re». Il Dipartimento di pubblica sicurezza statale ha esortato i cittadini a rimanere a casa (nell’area è scattato una sorta di lockdown per facilitare la caccia all’uomo) e a rinunciare alle proteste. Alcune sono state annullate dalle stesse associazioni – più di cento – che hanno organizzato la dimostrazione in tutto il Paese. Il presidente ha commentato sui social il sabato di lutto e sangue del Minnesota. «Una violenza così orribile – ha tuonato – non sarà tollerata».

Poche ore dopo, a Washington, è cominciata l’attesa parata militare. L’ultima di questo genere risale al 1991. La volle l’allora presidente George W. Bush per segnare la fine della Guerra del Golfo. Oggi, non c’è alcun cessate il fuoco da festeggiare, anzi, il mondo pare sull’orlo della terza guerra mondiale. Ma il tycoon l’ha voluta lo stesso. Si dice che abbia fatto l’impossibile per averne una già ai tempi del suo primo mandato. Colpito dalla magnificenza di quella francese a cui aveva assistito a Parigi, il 14 luglio 2017, avrebbe detto ai suoi collaboratori: «Mettetevi al lavoro, ne voglio una ancora più bella». Il suo desiderio è diventato realtà, ieri, nel giorno del suo 79esimo compleanno. The Donald ha visto sfilare lungo Constitution Avenue 28 carri armati Adams da 70 tonnellate l’uno, un bombardiere B-25 della Seconda guerra mondiale, 6.700 soldati e 34 cavalli. Secondo alcune stime, l’evento, bollato dall’opposizione come un atto di autocelebrazione in stile nordcoreano, potrebbe essere costato fino a 45 milioni di dollari. Il clima di festa non ha smorzato la tensione sociale che da giorni dilaga da una costa all’altra degli Usa. Venuta a galla, la scorsa settimana, durante le dimostrazioni che hanno dato voce al «no» degli americani alle deportazioni forzate di migranti. A Los Angeles, l’amministrazione ha dovuto dispiegare la Guardia nazionale e i marine per contenerle. Una serie di arresti ha segnato anche i cortei (infiltrati da bandiere messicane) animati, ieri, dal grido «Nessun trono, nessun regno, nessun sovrano». «Non mi sento affatto un re, devo passare l’inferno per far approvare qualcosa» aveva già commentato Trump. È retorica di fuoco anche quella del governatore repubblicano Ron DeSantis che ricorda ai cittadini che possono investire i manifestanti con le auto se circondati: «Agite, non siate bersagli immobili».

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