lunedì 16 giugno 2014
​Kerry apre al dialogo con l'Iran.
Pasdaran e droni di Giorgio Ferrari
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IL RACCONTO L'esodo dei centomila verso Erbil
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Il comune nemico qaedista, che terrorizza da giorni il centro e il nord dell'Iraq, sembra poter riunire attorno a uno stesso tavolo due rivali storici, gli Stati Uniti e l'Iran, che sono anche i principali finanziatori e sostenitori del governo iracheno di Nuri al Maliki. E Washington per la prima volta - per bocca del segretario di Stato John Kerry - evoca esplicitamente l'opzione di usare aerei senza pilota contro i miliziani dello Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis), la cui offensiva è oggi proseguita verso nord-ovest e verso est.Kerry ha confermato anche che gli Stati Uniti sono disposti a parlare, e magari anche cooperare, con l'Iran per quanto riguarda la crisi irachena. "Non escludiamo nulla che possa essere costruttivo", ha detto Kerry, che non ha nemmeno escluso l'impiego in Iraq dei droni, come richiesto la settimana scorsa dal governo di Baghdad. Lunedì prossimo a Vienna è intanto previsto un inedito incontro tra rappresentanti Usa e iraniani per discutere della questione del programma nucleare della Repubblica islamica.E il britannico William Hague ha parlato telefonicamente col ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif. Un altro implicito riconoscimento dell'influente ruolo iraniano nell'Iraq post-Saddam è arrivato, sempre oggi, dalla visita a sorpresa a Teheran del premier del Kurdistan iracheno Neshirvan Barzani. Le milizie curde si sono dimostrate finora il più efficace scudo militare all'avanzata dell'Isis nel nord dell'Iraq.Oltre a rafforzare indirettamente l'influenza iraniana in Iraq e nella regione, l'Isis si è oggi impadronito di una città strategica tra Mosul - secondo centro urbano iracheno caduto in mano qaedista il 10 giugno scorso - e il confine siriano, 350 km a nord-ovest di Baghdad. Tellafar, situata lungo uno degli assi di rifornimento per l'Isis, è in parte controllata dai miliziani qaedisti. La città è mista sunnita e sciita. Ma secondo Nuraddin Qabalan, membro del consiglio provinciale della regione di Ninive, di cui Tellafar fa parte, il 95 per cento della popolazione locale è fuggita verso la cittadina di Sinjar. Altre fonti affermano che circa 200mila civili sono scappati da Tallafar. In precedenza i media governativi avevano affermato di aver fermato l'offensiva dell'Isis proprio nei pressi di Tellafar.Per tutta la giornata si sono accavallate informazioni contrastanti. Secondo Qabalan, l'aeroporto è ancora in mano delle truppe lealiste. Queste - secondo diverse fonti citate dai media panarabi - sono sostenute da milizie locali. L'Isis si è impadronito anche di altre località nella regione orientale di Diyala, mentre a sud la controffensiva di Baghdad sembra portare i propri frutti. I media governativi affermano che l'esercito ha ucciso poco meno di 300 qaedisti in varie località.E dall'ufficio del premier Maliki annunciano di aver richiamato i riservisti. Nel centro e nel sud del Paese - a maggioranza sciita - giungono notizie di volontari civili pronti ad arruolarsi in milizie inquadrate in truppe ausiliarie. Forze regolari irachene dispiegate al confine sud-occidentale giordano si sono ritirare per esser spostate verso nord.Mentre dall'Arabia Saudita e dal Qatar, le due potenze del Golfo arabo a maggioranza sunnita, giungono forti critiche all'atteggiamento del premier Maliki, accusato di essere il principale responsabile del "caos" iracheno, a Baghdad le ambasciate statunitense e australiana hanno alzato il livello di allerta, evacuando verso regioni irachene più sicure parte del loro personale. Circa 100 tra marine e soldati americani sono arrivati a Baghdad la scorsa notte per garantire una maggiore sicurezza della sede diplomatica Usa.
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