sabato 17 ottobre 2009
Una folla immensa è scesa in piazza oggi a Madrid per manifestare contro la nuova legge per l'aborto, che consente l'interruzione di gravidanza alle minorenne senza l'autorizzazione dei genitori, al vaglio del Parlamento a maggioranza socialista.
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Una folla immensa è scesa in piazza oggi a Madrid per manifestare contro la nuova legge per l'aborto, che consente l'interruzione di gravidanza alle minorenne senza l'autorizzazione dei genitori, al vaglio del Parlamento a maggioranza socialista. Sotto l'enorme striscione "Cada vida importa", ogni vita importante, slogan della manifestazione che gli organizzatori sperano attiri almeno un milione di persone, sfilano anche i principali leader del Partito Popolare: l'ex premier Josè Marìa Aznar, la segretaria del Partito Marìa Dolores de Cospedal e la presidente della Comunità autonoma di Madrid, Esperanza Aguirre. Lo fanno a titolo personale, hanno precisato i loro portavoce sottolineando che l'appuntamento di oggi è stato convocato da oltre 40 associazioni cattoliche ed anti-aborto. Il corteo è partito alle cinque della Puerta del Sol e si concluderà alla Puerta de Alcala.La mobilitazione è testa a protestare contro la legge che punta a "depenalizzare completamente l'aborto e riconoscerlo come un diritto", affermano gli organizzatori. La legge attualmente in vigore infatti autorizza l'interruzione di gravidanza fino alla 14esima settimana solo in caso di circostanze precise, quando la donna è stata vittima di uno stupro, per esempio, o per malformazioni del feto.Il governo di Jose Luis Rodriguez Zapatero ha quindi presentato una nuova legge che depenalizza l'aborto e prevede anche - e questo è il punto su cui insistono i critici - che le ragazze di 16 anni possanno interrompere la gravidanza senza l'approvazione dei genitori. Il partito popolare ha annunciato che intende presentare ricorso contro la legge, una volta approvata, alla Corte Costituzionale.----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------«Non capisco il motivo per cui si convoca questa manifestazione contro l’interruzione volontaria della gravidanza». Trinidad Jiménez, ministro della Sanità di José Luis Rodríguez Zapatero, si chiede perché centinaia di migliaia di spagnoli (oltre un milione, secondo le stime degli organizzatori) dovrebbero scendere in piazza proprio oggi contro l’aborto. E se lo chiede anche la responsabile del ministero dell’Uguaglianza, Bibiana Aido, principale promotrice della polemica riforma, che assicura: l’obiettivo della nuova legge è la riduzione del numero degli aborti. Sicuro? Ma chi protesta oggi a Madrid con lo slogan «Ogni vita è importante», non crede proprio che questa sia la vera finalità del disegno di legge approvato dalla squadra di Zapatero e già inviato in Parlamento. Per chi è convinto che «l’aborto è un fallimento» – come la Fondazione Universitaria San Pablo Ceu e gli Universitari per la Vita – gli obiettivi reali della riforma sono altri: rendere più facile l’aborto, allargare le maglie (già “spanciatissime”) dell’attuale legge e liberalizzare l’interruzione di gravidanza trasformandola in un «diritto» della donna. Ha ragione la ministro della Sanità quando ricorda che la «legge esiste già da 23 anni» in Spagna: «Il Partito popolare non l’ha cambiata». Ma Jiménez dimentica di aggiungere che nell’attuale legislazione (in vigore dal 1985) l’aborto è un delitto, depenalizzato e permesso solo in tre casi: violenza sessuale (nelle prime 12 settimane), malformazione del feto (22 settimane) o grave rischio fisico o psicologico per la madre (senza limiti temporali). Il ddl varato dal Consiglio dei ministri di Zapatero sancisce la liberalizzazione dell’aborto entro le prime 14 settimane e lo garantisce fino alla 22esima in caso di malformazione, ma anche per rischi fisici e psicologici per la madre. Da tutta la Spagna sono arrivati 500 autobus, vari aerei, un «treno della vita» navarro. L’appuntamento è alle 17, in Plaza Colon: da lì il corteo si muoverà fino alla Porta di Alcalà «per la vita, la donna e la maternità». Un punto chiave che associazioni come il Forum della Famiglia hanno ribadito fino alla sazietà: questa manifestazione è a favore del nascituro, ma anche delle donne. Per loro si reclamano più aiuti, alternative, politiche che fermino una silenziosa strage in costante aumento: sono oltre 112.000 gli aborti ogni anno in Spagna. In dieci anni, sono cresciuti del 126%. Il rischio di strumentalizzazione è sempre alto, come in tutte le manifestazioni. L’iniziativa è di 40 associazioni civiche, indipendenti da qualsiasi forza politica, ma a titolo personale parteciperanno anche una trentina di deputati del Partito popolare (centrodestra): con loro ci sarà anche l’ex premier José Maria Aznar. I protagonisti, però, sono altri. Medici, professori, madri, padri, ragazze (che hanno deciso di non abortire), famiglie, donne sole che reclamano più aiuti. «Non possiamo continuare a stare zitti di fronte all’orrore del XX secolo: l’aborto», assicura Gador Goya, portavoce della Piattaforma Diritto di Vivere. «Un giorno, non so se fra cinque, dieci, 15 o 20 anni, i nostri figli e i nostri nipoti guarderanno l’aborto come oggi noi consideriamo la schiavitù, l’apartheid, la pena di morte. E ci chiederanno come è stato possibile che accadesse tutto ciò senza che nessuno facesse nulla». I vescovi spagnoli appoggiano la «legittima» manifestazione contro una legge che «presuppone un serio passo indietro nella protezione del diritto alla vita dei nascituri, un maggiore abbandono delle madri gestanti e un danno irreparabile al bene comune».
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