venerdì 25 agosto 2023
Per risolvere il «mistero del mostro»in migliaia assisteranno sulle rive dello specchio d'acqua all'operazione di ricerca più elaborata dal 1972
Una delle tante immagini dell'avvistamento mai provato di Nessie

Una delle tante immagini dell'avvistamento mai provato di Nessie - Web

COMMENTA E CONDIVIDI

Torna in Scozia la caccia al mostro di Loch Ness. Migliaia di persone da tutto il mondo sono attese domani e domenica sul lago incastrato tra i boschi delle Highland alla ricerca della misteriosa creatura acquatica, amichevolmente chiamata Nessie, che abiterebbe le gelide e profonde acque del bacino. La battuta si annuncia come la più grande degli ultimi 50 anni.

La leggenda del mostro di Loch Ness affonda le radici nel Medioevo. Le cronache della vita di San Columba di Iona raccontano di quando, nel 564, l’abate di origine irlandese respinse con il segno della croce una terrificante “bestia acquatica” emersa dal lago. Ma è a partire dagli anni Trenta che i presunti avvistamenti cominciarono a riempire le prime pagine dei giornali locali. Nel 1933 l’Inverness Courier scrisse che i coniugi Aldie e John Mackay, manager dell’hotel Drumnadrochit, avevano identificato sulla superfice dell’acqua un’enorme creatura “simile a una balena”. Lo stesso anno George Spicer riferì addirittura di un animale dalla forma “straordinaria”, con il collo lungo, ondulato e stretto come quello di un dinosauro, che gli aveva tagliato la strada che costeggia il lago. Pochi mesi dopo arrivò pure la prima fotografia. Fu Hugh Gray a immortalare il lungo corpo sinuoso del mostro di Loch Ness che nuotava in superficie facendo ribollire l’acqua. Lo scatto diventò un caso mediatico di portata internazionale.

Altri avvistamenti si sono susseguiti nel corso degli anni. Nel 1962 fu istituito un Ufficio investigativo dedicato alla verifica delle segnalazioni, alcune delle quali si sono rivelate inventate, e alle ricerche sistematiche che culminarono nel 1972. L’attrezzatura utilizzata a quei tempi non era di certo quella in dotazione agli scienziati, ai biologi e ai semplici appassionati coinvolti nella nuova spedizione. Le barche in partenza domani sono allestite con droni programmati per rilevare immagini termiche dell’acqua, telecamere a infrarossi e idrofono per captare segnali acustici sotto la superficie. L’obiettivo è intercettare anomale interruzioni nella densità dell’acqua ed eventuali movimenti inspiegabili. Complice della sfida è l’abbassamento del livello del lago, profondo circa 230 metri, che per effetto del cambiamento climatico è ai suoi minimi dal 1989.

E se fosse solo una trovata per attrarre turisti in Scozia? “Il rinnovato interesse per la leggenda del mostro ha portato a prenotazioni incredibili per tutta la stagione estiva”, ha ammesso Fraser Campbell, direttore del Cobbs Group, proprietario del nuovo hotel Drumnadrochit e di altri siti lungo la A82, la strada che costeggia la sponda occidentale del lago. Di certo c’è, però, che l’idea di un mostro addormentato sul fondo di un lago scozzese continua ad affascinare come solo i racconti sui mostri marini tipo Kraken sanno fare. I biglietti per partecipare alla missione di fine agosto non c’è più posto. Chi vuole potrà contribuire all’esplorazione da casa, ovunque nel mondo, monitorando le acque attraverso cinque webcam collegate alla piattaforma del Loch Ness Center.

Nel 2018 un gruppo internazionale di ricercatori coordinati dall’Università di Otago, in Nuova Zelanda, ha effettuato un’indagine sulle tracce di Dna rilevate nelle acque del lago. I dati raccolti hanno segnalato la presenta di enormi quantità di materiale genetico riconducibile alla famiglia delle anguille. Nessun indizio, invece, di plentosauro (o simili). E se Nessie fosse un’anguilla gigante? Sullo sfondo di uno scenario mozzafiato, in cui il folklore si mescola al mito a creare un’atmosfera che quasi incoraggia l’occhio a vedere ciò che vuole (e si aspetta) di vedere, la ricerca continua.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: