sabato 27 agosto 2022
Si spara nella capitale: tra le vittime civili anche un noto comico. Le forze di Haitham Tajouri, che sostengono l'esecutivo di Bashagha, con sede a Sirte, si oppongono a quelle del premier Dbeibah
Il fumo degli scontri nella periferia di Tripoli verso l'aeroporto

Il fumo degli scontri nella periferia di Tripoli verso l'aeroporto - Reuters

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Almeno dodici morti, tra cui 4 civili e tra questi il noto attore comico Mustafa Baraka, e un'ottantina di feriti (alcuni dei quali molto gravi) civili sono il bilancio dei violenti scontri scoppiati dalla notte scorsa notte tra gruppi armati a Tripoli. Negli scontri, che fanno temere una nuova guerra in Libia, l'unica certezza è il caos che si è creasto nella capitale. Combattimenti con armi pesanti e leggere, sono stati segnalati in diversi quartieri della capitale, tra le fazioni che sostengono i due governi rivali. Gli scontri, ha riferito il “Libya Observer”, hanno coinvolto anche le forze governative che si sono affrontate con i gruppi armati fedeli al governo 'parallelò di Fathi Bashagha, sostenuto da Khalifa Haftar. Baraka è rimasto ucciso da un proiettile vagante mentre filmava alcuni combattimenti. Il servizio di emergenza della capitale ha dichiarato lo stato di allarme nelle sedi di Tripoli e ha chiesto ai cittadini di non uscire per strada. L'Università ha sospeso lezioni ed esami.
Le forze di Haitham Tajouri, che sostengono l'esecutivo di Fathi Bashagha -con sede a Sirte- si stanno scontrando con quelle di Imad Trabelsi, che difende il capo del governo di unità nazionale (Gnu) con sede nella capitale, Abdulhamid Dbeibah. Secondo un giornalista dell'Afp, esplosioni sono risuonate per tutta la notte e i combattimenti sono ancora in corso. Il servizio di ambulanza e soccorso di Tripoli ha denunciato che negli scontri sono stati colpiti di civili, senza poter fornire cifre. Le violenze hanno causato ingenti danni nel cuore della capitale, secondo quanto emerge da immagini diffuse su internet, che mostrano auto carbonizzate ed edifici crivellati di proiettili. Una moschea e una clinica privata hanno preso fuoco. Una tv libica, Al Marsar, ha rilanciato su Twitter immagini di persone in un fuga, descrivendole come «il momento in cui un gran numero di immigrati clandestini è scappato da uno dei centri di detenzione» a Tripoli nei pressi dell'insediamento di Hadaba.
Dbeibah ha accusato il primo ministro rivale Bashagha, di «tradimento»: «Sta dando seguito alle sue minacce» di conquistare Tripoli, ha attaccato, mentre il rivale ha parlato di «operazione militare in corso».
Da quando, a febbraio, è stato nominato dal Parlamento con sede nell'Est del Paese, Bashagha ha cercato invano di entrare a Tripoli per stabilirvi la sua autorità, minacciando di recente di usare la forza per raggiungere questo obiettivo.

I combattimenti a ridosso delle zone centrali della capitale libica

I combattimenti a ridosso delle zone centrali della capitale libica - Reuters

Bashagha è sostenuto dal potente maresciallo Haftar, un uomo forte nella Libia orientale, le cui forze avevano cercato di conquistare Tripoli già nel 2019. Dbeibah, alla guida di un governo di transizione, vuole cedere il potere solo a un governo eletto. Negli ultimi mesi sono aumentate le tensioni tra gruppi armati fedeli all'uno o all'altro dei leader. Il 22 luglio, i combattimenti hanno provocato la morte di 16 persone, compresi civili, e circa 50 feriti. Gli Stati Uniti e l'Unsmil, la missione Onu in Libia, hanno espresso «profonda preoccupazione» e hanno chiesto «l'immediato stop delle ostilità». Il governo in carica a Tripoli è nato all'inizio del 2020 da un processo sotto l'egida dall'Onu, con la missione principale di organizzare le elezioni dello scorso dicembre, rinviate però a tempo indeterminato per forti divergenze sulla loro base giuridica.

Anche l’Italia ha chiesto alle parti di fare un passo indietro. L'inviato speciale della Farnesina per la Libia, Nicola Orlando, ha dichiarato su Twitter che «per quanto riguarda gli scontri in corso a Tripoli, l'Italia si unisce all'Unsmil», la missione di supporto dell'Onu, «e chiede un'immediata de-escalation e la protezione dei civili. Tutti i gruppi armati coinvolti dovrebbero cessare immediatamente le ostilità e tornare alle loro posizioni iniziali».


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