giovedì 7 aprile 2011
È la seconda volta in cinque giorni. Almeno 13 morti sabato, almeno sette oggi. Sempre nella cittadina di Brega, "osso duro petrolifero", persa e riconquistata alternativamente più volte dai due fronti. La Turchia sta lavorando a un "piano" per porre fine alla guerra. Mentre Italia e Usa stanno discutendo sull'ipotesi dell'esilio di Gheddafi e dei suoi familiari.
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Ancora "fuoco amico" sull'esercito della Rivoluzione in Libia. È quello dei caccia della Nato. È la seconda volta in cinque giorni. Almeno 13 morti sabato, almeno sette oggi. Sempre nella cittadina di Brega, "osso duro petrolifero", persa e riconquistata alternativamente più volte dai due fronti, e ora saldamente in mano alle forze del Colonnello Gheddafi, da una settimana. Subito dopo il raid aereo, le forze lealiste hanno anche intensificato i loro bombardamenti, uccidendo, secondo quanto hanno riferito i ribelli, almeno una persona, un medico, che era sul posto con un'ambulanza per soccorrere i feriti.E i cannoneggiamenti delle forze lealiste hanno causato oggi almeno altri cinque morti e 25 feriti anche a Misurata, la "città martire" della guerra civile in Libia, dove la crisi umanitaria è sempre più drammatica. Isolata da settimane per l'assedio delle forze governative, Misurata è raggiungibile solo dal mare. Nelle ultime ore, una nave francese è riuscita ad attraccare al porto e a scaricare oltre 100 tonnellate di aiuti. Ma sono poca cosa per una popolazione di 300mila anime. Questa mattina, lo scalo è stato peraltro chiuso a lungo, a causa del fuoco di sbarramento dell'artiglieria di Gheddafi. E non solo. Anche il mare in tempesta impedisce di partire alle imbarcazioni che da Bengasi vorrebbero affrontare le 240 miglia di distanza per portare soccorso alla popolazione, e magari anche armi e combattenti volontari. Il fronte della battaglia si è oggi intanto esteso anche ai campi petroliferi nel Sud del Paese, con uno strascico di accuse da Tripoli alla Nato, che le ha rispedite al mittente. Nel mirino è finito il terminale petrolifero di Sarir, in mano ai ribelli e colpito nella notte da un bombardamento. «Sono state le forze del Rais, per impedirci di vendere il greggio e finanziare la rivoluzione», ha detto portavoce dei ribelli. Da Tripoli, il vice ministro degli esteri, Khaled Kaim, ha puntato il dito contro l'Alleanza Atlantica.«Tentare di addossare la colpa alla Nato dimostra quanto sia disperato il regime: noi non abbiamo mai effettuato attacchi su quella regione  perché le forze pro-Gheddafi non ponevano minacce alla popolazione locale», ha replicato il generale di Squadra Aerea Charles Bouchard, comandante dell'Operazione Unified Protector. Certo, la posizione dell'Alleanza Atlantica si fa sempre più scomoda, dopo che appena due giorni fa il capo militare dei ribelli, il generale Abdel Fattah Younes, ex ministro dell' Interno di Gheddafi, ha affermato che «la Nato si sta muovendo con molta lentezza, permettendo alle forze di Gheddafi di avanzare» e ora «è diventata il nostro problema».Il nervosismo delle forze "della rivoluzione" è però dovuto anche alla situazione di stallo che si è venuta a creare ormai da molti giorni. E anche di sfiducia. Oggi, migliaia di persone sono fuggite da Ajdabiya, 60 chilometri a nord di Brega e ultima città prima della loro "capitale provvisoria", Bengasi. E poi, le forze di Gheddafi hanno cambiato la loro strategia di attacco, e di difesa. «Ora sono sempre più simili a noi. Si muovono più velocemente. Sono più leggeri.  Hanno le jeep "tecniche" come le nostre, hanno anche le nostre stesse divise, o sono in abiti borghesi. Da lontano, con i binocoli, è difficile riconoscerli», ammetteva questa mattina Saleh, uno dei comandanti militari dei ribelli.Voci di stampa affermano che circa 30 ex militari spagnoli addestrano i ribelli libici che lottano contro il regime, o che sono in arrivo istruttori delle forze speciali britanniche, ma a Bengasi non se ne trova conferma. Nelle caserme continuano ogni mattina le sessioni di addestramento di volontari «dai 18 ai 70 anni», ma gli istruttori sono tutti libici, ex militari che hanno abbandonato il Colonnello, e che sono a loro volta male addestrati, perché Gheddafi ha sempre voluto un esercito "debole", che non rappresentasse una minaccia prima di tutto per il regime. Reporters sans frontieres ha intanto denunciato la scomparsa di quattro giornalisti, due americani, un sudafricano e uno spgnolo. I quattro sono scomparsi nell'est della Libia dal 4 aprile scorso. UN PIANO TURCO PER PORRE FINE ALLA GUERRAIl primo ministro turco Tayyip Erdogan ha detto oggi che la Turchia sta lavorando a un "piano" per porre fine alla guerra in Libia che prevede un cessate il fuoco e il ritiro delle truppe di Muammar Gheddafi da alcune città. La Turchia ha avuto dei colloqui questa settimana con inviati del governo libico e rappresentanti dell'opposizione. «Stiamo lavorando sui dettagli di questo piano», ha detto Erdogan ad una conferenza stampa. Non è chiaro, però, se anche le due opposte fazioni libiche stiano discutendo di questo piano.IPOTESI ESILIO PER GHEDDAFI: ITALIA E USA D'ACCORDO«Abbiamo discusso e stiamo lavorando sull'ipotesi dell'esilio del rais e dei suoi familiari». Lo ha detto il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, nel corso della conferenza congiunta con il segretario di Stato Hillary Clinton al termine del loro incontro durato quasi un'ora. «Gli Stati Uniti - ha aggiunto- hanno riconosciuto che l'Italia ha un ruolo chiave nella crisi libica: con tutti i nostri sforzi è chiaro agli States che senza di noi la missione internazionale sarebbe stata diversa. Sono soddisfatto».  Il segretario di Stato americano Hillary Clinton, interpellata dai giornalisti sulla lettera inviata dal colonnello Muammar Gheddafi al presidente Usa, Barack Obama, ha detto che il rais libico «sa cosa deve fare: deve andarsene e lasciare la Libia».  Il rais aveva scritto al presidente Usa «in seguito all'uscita dell'America dall'alleanza coloniale dei crociati contro la Libia» e gli Usa avevano confermato che il leader libico sostiene che il suo Paese è stato colpito dalle forze Nato più moralmente che fisicamente.Intanto il "Gruppo di contatto" internazionale sulla Libia si riunirà il 13 aprile a Doha, nel Qatar. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri francese Alain Juppè.RAID AEREO NATO COLPISCE CAMPO PETROLIFEROLa Libia ha affermato ieri sera che un raid di aerei britannici ha colpito il campo petrolifero di Sarir, nel sud della Cirenaica, uno dei più vasti e importanti del Paese, e danneggiato l'oleodotto che lo collega al porto mediterraneo di Hariga. «Aerei da guerra britannici - ha dichiarato ai giornalisti il viceministro degli Esteri Khaled Kaim - hanno attaccato, hanno effettuato un raid aereo contro il campo petrolifero di Sarir, uccidendo tre guardie e ferendo diversi altri lavoratori». «Questa è senza dubbio un'aggressione - ha affermato Kaim -. È contro le leggi internazionali e non è contemplata dalla risoluzione dell'Onu 1973», che ha imposto la no fly zone alla Libia. In precedenza, il portavoce degli insorti, Hafiz Ghoga, aveva affermato che le forze fedeli a Muammar Gheddafi avevano colpito con l'artiglieria, ieri e martedì, i pozzi petroliferi a Misla e nella zona di Waha, che erano sotto il controllo dei ribelli e che avevano dovuto interrompere la produzione. Il campo petrolifero di Sarir, scoperto nel 1961, si trova nel bacino della Sirte - come anche quelli di Misla e Waha - che racchiude circa l'80% delle riserve petrolifere conosciute della Libia.FUGGITO A MALTA L'EX MINISTRO DELL'ENERGIAL'ex ministro dell'Energia libico, Omar Fathi bin Shatwan, è fuggito a Malta: lo ha riferito il ministero degli Esteri maltese precisando che l'ex esponente del regime di Gheddafi è arrivato a Malta venerdì scorso a bordo di un piccolo peschereccio salpato dal porto di Misurata.ANCORA SCONTRI A BREGA. NATO, SCUDI UMANI A MISURATARibelli libici ancora all'avanzata verso Brega, mentre si complica la battaglia a Misurata. Al piccolo centro petrolifero gli insorti hanno inviato rinforzi e rifornimenti. Negli scontri con i lealisti il fronte indietreggia verso Ajdabiya e Ras Lanuf, anche se nessuna delle due parti è ancora riuscita a prevalere. Le truppe di Muammar Gheddafi hanno bombardato un campo petrolifero a Ojla, ultima roccaforte dei ribelli prima di Bengasi. Bombardamenti e attacchi anche sulla strada che porta alporto di Misurata: le truppe del rais hanno assalito la città su tre lati con colpi di mortai e carri armati. Fonti mediche hanno conermato che una persona è rimasta uccisa e altre cinque sono rimaste ferite.La conduzione di raid aerei contro gli obiettivi militari di Gheddafi «è più difficile a causa dell'utilizzo di civili come scudi umani», in particolare a Misurata, aveva affermato ieri la Nato, sottolineando che l'Alleanza sta comunque «operando in maniera chirurgica» Alleanza respinge accuse insorti di non aiutarli abbastanza e dichiara: nostra priorita' e' protezione della popolazione civile. Numero mezzi americani ridotto man mano che aumenta il coinvolgimento di altre forze militari.PETROLIO: SALPA PRIMO CARICO GREGGIO DI RIBELLIIeri una petroliera è salpata  da un terminal nei pressi di Tobruk, nell'est della Libia , con un primo carico di petrolio proveniente da un'area sotto il controllo dei ribelli libici. Lo ha constatato un giornalista sul posto.
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