lunedì 3 maggio 2021
Veronica Munk al seminario del Parlamento Europeo: «Orban controlla di tutti i media statali. La Commissione Europea non ha ancora dato regole per tutelare i media». La Bulgaria maglia nera
Daphne Caruana Galizia, la reporter uccisa a Malta nel 2017

Daphne Caruana Galizia, la reporter uccisa a Malta nel 2017 - Ansa

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L’Europa, afferma l’annuale rapporto di "Reporter senza frontiere", continua ad essere «il continente più favorevole per la libertà di informazione», ma la «violenza contro i giornalisti è cresciuta». Sotto i riflettori, in questa 28esima Giornata mondiale della libertà di stampa, l’Ungheria e altri Paesi dell’Europa centrale. I meccanismi messi in atto dall’Ue «per proteggere le libertà fondamentali», afferma Rsf, «devono ancora allentare la presa di Viktor Orban sui media ungheresi e fermare le misure draconiane prese in altri Paesi dell’Europa centrale». Secondo "Reporter senza frontiere", in oltre 130 Paesi nel mondo il giornalismo, «vaccino principale» contro la disinformazione, è «totalmente o parzialmente bloccato».
Un vuoto di giustizia per «i crimini contro i giornalisti», può avere «effetti agghiaccianti». L’«impunità» è definita «flagrante» in Slovacchia dopo l’omicidio del reporter Jan Kuciak mentre in altri Paesi i processi sugli omicidi di giornalisti procedono a rilento.
«L’indipendenza dei media è cresciuta in questi ultimi dieci anni grazie alla diffusione delle piattaforme informatiche», ha affermato la giornalista ungherese Veronica Munk ma «Orban di fatto in Ungheria controlla di tutti i media statali. Questo favorito dal fatto che la Commissione Europea non ha ancora dato regole per tutelare la libertà dei media», ha affermato la direttrice del quotidiano on-line Telex.hu durante un webminar organizzato dal Parlamento Europeo. La reporter auspica «trasparenza nella proprietà dei media», spesso controllati da «oligarchie» in modo da favorire il pluralismo: «Di fatto la popolazione meno abbiente non riesce a consumare nessuna altra informazione tranne che quella governativa», ha concluso Veronica Munk.
Non meno drammatica la situazione in Bulgaria specialmente per chi fa giornalismo di inchiesta, come ha testimoniato Nikolay Staykov, tra i fondatori dell’“Anticorruption Fund” che mentre stava pubblicando una inchiesta sulla corruzione all’interno di alti funzionari dello Stato ha avuto vandalizzata la casa con il lancio di uova oltre che minacce telefoniche: «Una dozzina di persone della mia organizzazione hanno subito intimidazioni di questo genere mentre alle mia domande rivolte a un alto magistrato finora non c’è stata nessuna risposta», ha dichiarato sempre durante il webminar organizzato dal Parlamento Europeo. La Bulgaria, secondo "Reporter senza frontiere" è al 112 posto su 180 Paesi quanto al libertà di informazione, l’Ungheria al 92esimo, mentre l’Italia al 41esimo.

«Mi piace pensare che mia sorella ci abbia dato l’esempio che non bisogna mollare mai» ha dichiarato Corinne Vella, sorella di Daphne Caruana Galizia. È questa l’eredità lasciata ai colleghi di tutta Europa dalla giornalista assassinata a Malta nel 2017. Un omicidio, ha spiegato Corinne Vella in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa, che ha insegnato ai giornalisti che «il semplice fatto di operare in Europa non significa essere al sicuro», come dimostra anche la recente uccisione ad Atene del giornalista greco Giorgios Karaivaz. Le condizioni nelle quali operano i giornalisti a Malta «non sono cambiate, non ci sono stati cambiamenti istituzionali» ha dichiarato Corinne Vella Galizia. Nel frattempo, le inchieste sulla morte di Daphne Caruana proseguono: ci sono tre procedimenti in corso, ancora nessun processo.

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