venerdì 30 luglio 2010
Il presidente siriano Bashar al-Assad e il re saudita Abdullah ben Abdelaziz sono arrivati nella capitale libanese per il vertice tripartito, il primo nella storia del Paese mediorientale, col presidente Michel Suleiman. Il monarca saudita è impegnato in questi giorni in un tour regionale che lo ha visto già al Cairo e nella capitale siriana. La visita è la prima di un monarca saudita dal 1957 e la prima di al-Asad dopo l'omicidio dell'ex premier Rafik Hariri nel 2005.
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Un passo verso la stabilità del Libano e di tutta la regione mediorientale. Ci si attende questo dalla storica visita congiunta di Bashar Assad e re Abdullah dell'Arabia Saudita a Beirut. Per il presidente siriano si tratta della prima visita dal 2005, quando ebbe fine la trentennale presenza dell'esercito siriano nel Paese dei Cedri e quando fu ucciso Rafik Hariri, l'ex primo ministro libanese padre dell'attuale premier, Saad.Da allora il Libano ha cercato di uscire dalla tutela siriana facendo i conti, soprattutto, con la presenza in patria dell'alleato di Damasco, ovvero lo sciita Hezbollah, il "Partito di Dio" che controlla militarmente il sud del Paese ed esercita al centro un peso politico in grado di condizionare le scelte del governo di unità nazionale, di cui fa parte. La stessa nascita dell'esecutivo, secondo gli analisti, fu possibile lo scorso novembre dopo cinque mesi di impasse e il via libera sia di Riad, protettrice politica dei sunniti di Saad Hariri, sia del vicino siriano.È per questo che assume rilevanza la visita dei due capi di Stato, che saranno ricevuti dal presidente libanese, Michel Suleiman, un generale cristiano maronita che occupa la carica proprio nel nome della particolare distribuzione dei poteri in Libano, sancita dagli accordi di Taif, che ripartiscono gli alti incarichi in base alla rappresentanza dei gruppi religiosi più importanti del Paese (presidente del Parlamento è un musulmano sciita).A rendere urgente il viaggio di Abdullah e Assad, forse, è anche un peggioramento del quadro politico-militare nel sud. Nei giorni scorsi il leader di Hezbollah ha respinto le accuse del Tribunale internazionale chiamato a giudicare sulla morte di Hariri, che potrebbe incriminare alcuni membri di Hezbollah, e fonti diplomatiche e militari asseriscono che la relazione tra Hezbollah e Teheran è più che mai felice.
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