sabato 23 settembre 2023
Al Palazzo di Vetro copo il presidente ucraino è stata la volta del ministro degli Esteri di Mosca. La settimana si è conclusa senza passi avanti significativi sul fronte del negoziato di pace
Il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov ha trasformato il suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu in una filippica contro l’Occidente e gli Usa in particolare L’accusa è però la stessa che si muove a Mosca: il ritorno alla politica dei blocchi

Il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov ha trasformato il suo intervento all’Assemblea generale dell’Onu in una filippica contro l’Occidente e gli Usa in particolare L’accusa è però la stessa che si muove a Mosca: il ritorno alla politica dei blocchi - Ansa

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Sergeij Lavrov è d’accordo con la denuncia del segretario generale Onu: il mondo è sempre più frammentato, le guerre non vengono risolte e la carta delle Nazioni Unite è spesso disattesa. Ma, a differenza di António Guterres, il ministro degli Esteri russo ha concluso che il responsabile è uno solo: l’Occidente, in particolare gli Stati Uniti.

«L’Occidente cerca di “ucrainizzare” l’agenda internazionale», ha detto ieri il capo della diplomazia di Mosca, uno degli ultimi leader a intervenire all’Assemblea generale Onu, accusando poi Usa e alleati di «continuare la militarizzazione del russofobo regime di Kiev».

Lavrov ha quindi lanciato un appello umanitario al Palazzo di vetro: «Chiediamo la cessazione delle sanzioni e dell'embargo economico disumano» e che «gli Stati Uniti abbandonino le politiche di soffocamento economico», ha detto, allargando il richiamo anche a Cuba, alla Siria e ad altri Paesi il cui sviluppo, ha detto, è stato messo in pericolo da misure che «usate come armi». Lavrov ha quindi, in modo inatteso, paragonato il conflitto in Ucraina all’annosa questione palestinese. «'L'Occidente sta cercando di risolvere con proprie regole conflitti in altre zone, ad esempio in Medio Oriente», ha accusato.

Quindi la ferma condanna ai «poteri coloniali», come li ha chiamati: «Politiche sempre più aggressive da parte dell'Occidente portano a una frammentazione del mondo in tanti blocchi ostili che non vogliono negoziare, mentre i Paesi in via di sviluppo sono pronti a negoziare». Lavrov ha però vantato dal podio l’alternativa russa ai blocco occidentali, vale a dire «la partnership tra Pechino e Mosca» che «si è rafforzata», lamentando al contempo che le nuove intese create da Washingotn, come quella stretta con Giappone e Sud Corea, «prendono di mira Russia e Cina e creano un clima esplosivo».

La settimana diplomatica all’Onu si è dunque conclusa senza passi avanti significativi sul fronte del negoziato di pace per l’Ucraina. Ieri Lavrov ha liquidato la «formula di pace» del presidente ucraino come «assolutamente irrealizzabile», sottolineando che «tutti lo sanno».

In effetti, il tour nordamericano di Volodymyr Zelensky ha avuto più successo sul fronte della raccolta di aiuti militari che di consensi per il suo piano di pace: al Palazzo di Vetro i Paesi più piccoli (ai quali si è appellato) hanno accolto con perplessità i suoi dieci punti, temendo che allontanino la fine del conflitto e delle sue drammatiche conseguenze per la sicurezza alimentare.

Le priorità di Zelensky (che ha anche ieri ha sottolineato come «la mancanza di aiuti a Kiev significa il rafforzamento di Mosca») suscitano scetticismo anche a Washington. E, secondo il New York Times, gli americani non condividono la decisione del presidente di combattere durante l’inverno e di concentrare le sue forze nella riconquista di Bakhmut.



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