giovedì 14 aprile 2022
La priorità per l'Ucraina è far ripartire l'agricoltura: i lavori stanno riprendendo nel 70% dei campi. Con il porto di Odessa fermo, la sfida sarà poi esportare i raccolti
Nel villaggio di Yakovlivka, fuori Kharkiv, scarica il fertilizzante che servirà a preparare il terreno alla semina

Nel villaggio di Yakovlivka, fuori Kharkiv, scarica il fertilizzante che servirà a preparare il terreno alla semina - Reuters

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Quella che non si racconta è la guerra per l’acqua. Come a Kherson, la via d’accesso terrestre da Nord verso la Crimea, ma è anche la paratoia che regola le dighe con cui si alimentano gli impianti idroelettrici, gli acquedotti civili e i siti di irrigazione delle campagne.

Controllare l’acqua vuol dire governare il destino di milioni di persone e l’esito della guerra. Il sindaco di Mykolaiv, poco a sud di Kherson e sulla via per Odessa, ha ammesso che le pompe idriche sono in tilt, ma tranquillizza i superstiti dei bombardamenti: «Stiamo ripristinando il sistema di distribuzione dell’acqua».

Per i contadini la sfida è doppia, perché i campi sfuggiti ai bombardamenti devono essere seminati, ma poi non si sa come commerciare i cereali. Il porto di Odessa ha fermato ogni attività e le spedizioni all’estero sono a quota zero. Oltre 6 settimane di conflitto hanno devastato sia le reti idriche che quelle elettriche, lasciando 1,4 milioni di persone senza accesso alle condutture nell’Ucraina orientale e altre 4,6 milioni di persone in tutto il Paese a rischio di perdita d’acqua nel futuro imminente. «Almeno 20 episodi distinti di danni alle infrastrutture idriche sono stati registrati nella sola Ucraina orientale – denuncia l’Unicef – . L’intensificarsi dei combattimenti nell’est e l’uso diffuso di armi esplosive nelle aree popolate minacciano di decimare ulteriormente il sistema idrico, che ora rischia il completo collasso».

Nel villaggio di Yakovlivka, fuori Kharkiv, si fertilizzano i terreni in vista della semina

Nel villaggio di Yakovlivka, fuori Kharkiv, si fertilizzano i terreni in vista della semina - Reuters

La priorità resta far ripartire l’agricoltura, vero forziere di Kiev. Secondo le autorità ucraine, nel 70 per cento dei campi coltivabili sta riprendendo la semina. Ad esclusione proprio del Donbass. Il governo sta fornendo prestiti a tassi di favore per quasi 100 milioni di euro in sostegno dei contadini. Per aumentare la quota di terreni coltivabili bisognerà fare affidamento sugli artificieri. «Se i territori delle regioni di Chernihiv e Sumy, che hanno vaste aree agricole, saranno sminati nelle prossime settimane, la superficie seminata potrebbe aumentare fino all’80 per cento», ha detto il viceministro ucraino della Politica agraria e dell’alimentazione, Taras Vysotsky. «Il 30-40 per cento delle colture andrà al consumo interno e il resto – ha annunciato – all’esportazione: anche con una riduzione dei raccolti, l’Ucraina sarà in grado di rifornirsi di cibo».

Nel villaggio di Yakovlivka, fuori Kharkiv, si pensa alla semina

Nel villaggio di Yakovlivka, fuori Kharkiv, si pensa alla semina - Reuters

Osnat Lubrani, coordinatore residente delle Nazioni Unite in Ucraina ha ribadito che «i rischi per la salute, in particolare per i bambini e gli anziani, causati dalle interruzioni dell’acqua sono gravi, poiché le persone sono costrette a utilizzare fonti d’acqua inquinata, provocando diarrea e altre malattie infettive mortali». I bambini piccoli che vivono nelle zone di conflitto «hanno una probabilità 20 volte maggiore di morire per malattie diarroiche legate all’acqua non sicura che per violenza diretta, a causa della guerra», ha affermato Murat Sahin, rappresentante dell’Unicef per l’Ucraina.

Anche le principali città delle regioni di Donetsk e Lugansk, dove i belligeranti preannunciano le pagine più cruenti del conflitto, sono tagliate fuori dall’approvvigionamento idrico e altre 340 mila persone «perderanno l’approvvigionamento idrico se un bacino idrico a Horlivka si prosciugherà », avverte il rappresentante dell’Onu a Kiev. Gli addetti al funzionamento e alla manutenzione della rete idrica rischiano la vita quasi quanto i soldati.

Secondo il “Wash Cluster”, network di diverse organizzazioni umanitarie Onu che monitorano le minacce al sistema idrico e le ricadute per la salute, negli ultimi giorni, 4 tecnici dell’acqua sono stati feriti a Chernihiv e uno a Kharkiv, aggiungendo che almeno 35 ingegneri idrici sono stati uccisi dal 2014 solo nel Donbass. Gli scambi di accuse sono all’ordine del giorno. Già il 25 febbraio, ventiquattr’ore dopo i primi raid sulla capitale, l’agenzia Interfax sosteneva che «le truppe ucraine hanno attaccato una sottostazione che alimentava il terzo rialzo del canale Siverskyi Donetsk-Donbass a Mayorsk: le pompe sono state fermate». Ma ieri l’Osce è stata netta: «Stazioni idriche e sistemi elettrici non sarebbero stati danneggiati o distrutti se la Russia avesse rispettato i suoi obblighi (di diritto internazionale umanitario) in termini di distinzione, proporzionalità e precauzioni nel condurre le ostilità in Ucraina».

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