venerdì 7 ottobre 2022
Una spiegazione ufficiale che difficilmente potrà convincere le migliaia di donne e uomini che in Iran manifestano contro il regime nel nome della ragazza deceduta dopo l'arresto
Le foto di Mahsa Amini in una manifestazione di protesta contro il governo di Teheran

Le foto di Mahsa Amini in una manifestazione di protesta contro il governo di Teheran - Ansa

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Masha Amini non sarebbe morta per le percosse subite dalla polizia morale, bensì per le conseguenze di un tumore che le era stato asportato quando aveva 8 anni. Questa la conclusione cui sono giunti i medici legali iraniani, a tre settimane dal decesso della 22enne tre giorni dopo essere stata arrestata a Teheran perché non indossava correttamente il velo. Una spiegazione "ufficiale" che difficilmente potrà convincere le migliaia di donne e uomini che in Iran manifestano contro il regime nel nome di Mahsa Amini. Per i familiari della giovane, deceduta in ospedale il 16 settembre, a causare la morte è stato un violento colpo alla testa.

Secondo l'Organizzazione di medici legali iraniani, la morte di Mahsa sarebbe invece legata a "un intervento chirurgico per un tumore al cervello subito all'età di 8 anni". La versione del medico forense è che Mahsa abbia perso "improvvisamente conoscenza" a causa della patologia che aveva e che le avrebbe causato "un disturbo del ritmo cardiaco e un calo della pressione sanguigna".

La magistratura iraniana ieri ha anche negato che la morte di Sarina Ismailzadeh, 16 anni, sia avvenuta in conseguenza dei "colpi di manganello alla testa" che le sono stati inferti dalla polizia, come accusano Amnesty International e altre organizzazioni. Secondo il procuratore di Alborz, Hossein Fazli Harikandi, citato da Mizan online, la ragazza si sarebbe "suicidata" lanciandosi da una finestra.

In un video pubblicato su Mizan, la madre di Sarina afferma che sua figlia "non ha niente a che fare" con le manifestazioni di protesta. La giustizia della Repubblica islamica due giorni fa ha negato anche qualsiasi legame fra la morte di un'altra adolescente, Nika Shakarami, e le proteste in cui hanno perso la vita almeno 154 persone di cui 9 minorenni (dati dell'ong Iran Human Rights aggiornati al 5 ottobre) e che hanno portato a migliaia di arresti.

Intanto su Twitter l'account 1500tasvir, che monitora le violazioni dei diritti umani in Iran, ha diffuso le foto di alcune fontane di Teheran che rigurgitano acqua rossa. Una sorta di anonima "opera d'arte" collettiva dal titolo "Teheran annegata nel sangue" in scena al Parco degli Studenti, a piazza Fatemi, al teatro Iranshahr e al Parco degli Artisti.

Sui media internazionali rimbalzano le immagini del murales cancellato, a Milano, davanti al Consolato generale iraniano. Opera di AleXsandro Palombo, raffigurava il personaggio di Marge Simpson nell'atto di tagliarsi i capelli per solidarietà con le donne iraniane scese in piazza contro l'obbligo del velo a rischio della vita. Ne hanno parlato anche Bbc News e Bbc persiana. Non ci sono certezze su chi ne abbia disposto la cancellazione, subito dopo che il murales è comparso, ma l'autore ha detto all'agenzia Agi che "la sua virulenza sui social media internazionali ha spaventato un regime abituato al controllo delle informazioni e a manipolarne il pensiero. Il fatto che sia stata rimossa indigna migliaia di persone e ne ha aumentato il valore evocativo". Dal Consolato generale della Repubblica islamica dell'Iran di Milano, a proposito della cancellazione, all'Agi è stato detto: "Non siamo stati noi, non sappiamo chi lo ha rimosso. Non l'avevamo nemmeno notato".

Il murales rimosso davanti al Consolato generale iraniano a Milano

Il murales rimosso davanti al Consolato generale iraniano a Milano - Andrea Fasani

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