Kenneth Smith, condannato a morte in Alabamo. Appello per fermare il boia - Dal sito contro la pena di morte della Comunità di Sant'Egidio
La morte per ipossia d’azoto è talmente atroce che non si procura neppure agli animali. Ma è con questo gas che in Alabama, negli Stati Uniti, verrà eseguita la pena capitale di Kenneth Smith, 58 anni, condannato per l’omicidio della 45enne Elizabeth Sennett. La data dell’esecuzione, mai sperimentata prima, non è stata resa nota ma potrebbe essere imminente. La Comunità di Sant’Egidio ha lanciato una petizione (nodeathpenalty.santegidio.org) per chiedere alle autorità locali di fermarla e, ancora, di valutare «qualsiasi misura alternativa praticabile di giustizia e clemenza».
L’omicidio risale al 1988. Smith ha sempre raccontato di aver ucciso la donna su commissione del marito, un pastore anglicano di Sheffield che si è poi tolto la vita. Al termine del processo, i giurati decisero che avrebbe pagato con l’ergastolo ma il giudice scavalcò il voto della giuria e lo condannò a morte. Invano è stata più volte tentata la revisione del verdetto. L’iniezione letale era fissata per il 17 novembre 2022. Ma è infine saltata perché il boia non è riuscito a inserire l’ago in vena. Il governatore decise allora di mettere in pausa le esecuzioni capitali per condurre una revisione interna dei protocolli. A maggio scorso la Corte Suprema dell’Alabama ha stabilito che Smith sarebbe morto per ipossia da azoto.
La procedura, legale anche in Mississippi e Oklahoma, prevede che il condannato respiri azoto puro attraverso una maschera per l’ossigeno. Il gas uccide per soffocamento in pochissimi minuti causando indicibile sofferenza. È per questo che i veterinari lo hanno bandito nella soppressione degli animali. Le associazioni che si sono mobilitate per fermala sottolineano anche che infliggere una pena oltremodo crudele è in contrasto con l’ottavo emendamento della Costituzione. «Nessuno ha il potere di creare o distruggere il dono della vita», sottolinea la petizione di Sant’Egidio. Nessuna sofferenza, neppure se causata da un omicidio efferato e ingiusto, prosegue, «può essere alleviata mettendo a morte un altro essere umano».