giovedì 1 novembre 2018
«Basta con la cittadinanza per nascita». Lo speaker della Camera, attaccato, replica al presidente: non basta un ordine esecutivo. Sono 65 nel Congresso uscente immigrati o figli di stranieri
Il presidente Usa Donald Trump in un comizio a Fort Myers, Florida (Ansa)

Il presidente Usa Donald Trump in un comizio a Fort Myers, Florida (Ansa)

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«La cosiddetta Birthright Citizenship, che costa miliardi di dollari al nostro Paese ed è profondamente scorretta nei confronti dei nostri cittadini, sarà eliminata in un modo o nell’altro». Dopo il primo annuncio di martedì, Donald Trump ha ribadito ieri l’intenzione di cancellare la «Birthright Citizenship», lo ius soli previsto dal 14esimo emendamento della Costituzione, che prevede che sia cittadino americano chiunque nasca nel Paese. Secondo Trump, tale interpretazione non è corretta, anzi la cittadinanza per nascita «non è coperta dal 14esimo emendamento », afferma il presidente, che si è spericolatamente spinto fino a sostenere che per la modifica dell’emendamento basterà un suo ordine esecutivo.

Ogni anno, sono circa 400mila i bambini nati negli Stati Uniti da immigrati irregolari. Non solo hanno diritto alla cittadinanza, ma compiuti i 21 anni possono fare da sponsor per la cittadinanza anche per i loro genitori. Da tempo Trump fa leva sulla necessità di modificare le leggi sull’immigrazione, argomento caldo a pochi giorni dal voto di midterm. Ancora ieri ha puntato il dito contro i democratici che «sono impazziti e hanno cominciato con la storia dei confini aperti, che porta criminalità in abbondanza». «Io terrò il nostro Paese al sicuro. Questo caso sarà risolto dalla Corte Suprema degli Stati Uniti», ha aggiunto il presidente, aprendo la strada ad un epilogo sul tema dello ius soli davanti all’organo al vertice del sistema giudiziario. Da poche settimane la Corte Suprema comprende il giudice Brett Kavanaugh, nominato da Trump.

La sua scelta garantisce un’impronta più conservatrice alla Corte, ma secondo molti analisti nemmeno ciò sarebbe sufficiente a far passare la linea Trump sulla cittadinanza. Un sondaggio del 2011 condotto dal Pew research center rivelò che il 57% degli americani era contrario alla fine dello ius soli per gli immigrati. Contrario si è detto ieri anche lo speaker repubblicano della Camera, Paul Ryan (a fine mandato), soprattutto sull’ipotesi che il 14esimo emendamento possa essere modificato con un ordine del presidente. «Sarebbe necessario un lunghissimo processo costituzionale», ha sottolineato. «Ryan dovrebbe focalizzarsi sul tenere la maggioranza invece che dare la sua opinione sul diritto di cittadinanza per nascita, qualcosa di cui non sa nulla! – è stata la secca replica di Trump –. La nostra nuova maggioranza repubblicana lavorerà su questo, chiudendo le scappatoie per l’immigrazione e difendendo il confine!». Ben 65 su 529 membri dell’attuale Congresso, equivalenti al 12%, sono immigrati (12) o figli di immigrati (53). Anche per questo il dibattito sull’immigrazione, e sulla cittadinanza in particolare, è destinato a infiammarsi.

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