lunedì 25 agosto 2014
L'inviato del Papa povrebbe partecipare alla prossima sessione sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite, che intanto accusano l'Is di compiere un'orribile pulizia etnica e religiosa.
Il Qatar nega di aiutare ai terroristi
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Mentre alle Nazioni unite si accusa i terroristi dell'Is, lo Stato islamico, di compiere un'orribile pulizia etnica e religiosa al Meeting di Rimini arriva la notizia di una più che possibile presenza del cardinale Fernando Filoni, inviato personale del Papa, al Palazzo di Vetro. Alla prossima sessione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni unite il cardinale Fernando Filoni "potrebbe dare la sua testimonianza sulla sua missione in Iraq". Lo annuncia, al Meeting di Cl, monsignor Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede per le Nazioni Unite, aggiungendo che "quanto prima i patriarchi delle chiese orientali terranno un incontro per fare il punto della situazione su quanto avviene in Iraq". In un'intervista alla Radio Vaticana, sempre da Rimini, Tomasi dice che "in questo contesto di violenza e di tragedia, il compito della Chiesa è difficile ma continuo. La testimonianza del Santo Padre è chiara: continua a fare appelli alla comunità internazionale e a tutti noi credenti di pregare per trovare la via della pace, invitando al negoziato e invitando i Paesi che ne hanno la capacità, attraverso i meccanismi delle Nazioni Unite, di fermare l'aggressore". "Poi - prosegue -, i vescovi locali, i Patriarchi sia ortodossi che cattolici dei vari riti - il rito siriaco, caldeo, melkita - si sono riuniti alcuni giorni fa e hanno chiaramente formulato delle piste di azione importante. Primo, richiedere l'aiuto della comunità internazionale per fermare la violenza e l'uccisione non solo dei cristiani, ma anche degli yazidi e anche di altri gruppi". Ricorda Tomasi "che vengono decapitati cristiani e dalle foto si vede che le teste vengono messe su degli uncini come decorazioni di muri o cancelli: sono cose inaudite, veramente inaccettabili!". "Secondo - aggiunge Tomasi -, chiedono che ci sia una presenza internazionale che garantisca il ritorno dei cristiani nei loro villaggi e nelle loro case. Non è giusto che da parte della comunità internazionale si accetti che automaticamente i cristiani siano condannati all'esilio. Hanno il diritto di vivere a casa loro, dove da 1.700 anni sono presenti, da prima dell'arrivo dell'islam, e che possano continuare non solo perché è il loro diritto naturale, ma anche perché sono una presenza che è di beneficio alla comunità islamica che aiuta a diversificare il contesto sociale che lentamente può favorire una democrazia che rispetti l'identità di ogni persona e di ogni gruppo". Tornando all'Onu, l'Alto commissario delle Nazioni unite per i diritti umani, Navi Pillay, ha accusato oggi lo Stato islamico (Is, ex Isis) in Iraq di "pulizia etnica e religiosa". "Gravi e orribili violazioni dei diritti dell'uomo sono commesse ogni giorno dallo Stato islamico in Iraq e nel Levante (Isis) e dai gruppi armati associati", ha affermato Pillay in un comunicato. "Etichettano - ha aggiunto - sistematicamente gli uomini, le donne e i bambini in funzione della loro appartenenza etnica, religiosa o settaria e conducono una spietata pulizia etnica e religiosa nelle regioni sotto il loro controllo".

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