mercoledì 4 ottobre 2023
La versione delle autorità: è svenuta e si è ferita. Ma in corsia sorveglianza stretta e visite vietate anche ai familiari
La sedicenne Armita Geravand, nella immagine messa in rete dall'associazione Hengaw Organisa

La sedicenne Armita Geravand, nella immagine messa in rete dall'associazione Hengaw Organisa - undefined

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Potrebbe aprirsi un nuovo caso Mahsa Amini dopo il ricovero in coma all’ospedale di Teheran di una ragazza che sarebbe stata aggredita da agenti della polizia morale perché non indossava il velo obbligatorio.

Secondo le informazioni ottenute dall'organizzazione per i diritti umani Hengaw, la mattina del 1° ottobre Armita Garawand, sedicenne originaria di Kermanshah e residente a Teheran, è stata malmenata e arrestata dagli agenti nella stazione della metropolitana di Shohada perché non aveva l'hijab.

Le autorità sostengono che la ragazza sia svenuta per un calo di pressione e si sia ferita cadendo. Ai giornalisti i genitori hanno confermato la versione ufficiale: «Non sappiamo cos'è accaduto, ci hanno detto che è svenuta», ha detto la mamma di Armita a un organo di informazione vicino al regime. Sono però noti i metodi di pressione sui parenti delle vittime di incidenti del genere. In effetti, scrive sempre Hengaw, l'apparato di sicurezza ha messo in atto uno stretto controllo sulla famiglia per evitare la diffusione di informazioni. I cellulari sarebbero stati sequestrati per impedire che i parenti in visita alla ragazza, ricoverata al Fajr Hospital di Teheran, scattassero foto e le divulgassero in rete.

Sui social media in farsi circola un presunto video dell’incidente che mostrerebbe l’adolescente sul treno, con gli amici e apparentemente senza velo, mentre viene spinta da agenti di polizia donne. Masood Dorosti, amministratore delegato della metropolitana, nega che ci sia stato «qualsiasi conflitto verbale o fisico».

La ragazza è ricoverata sotto stretta sicurezza e le sue condizioni sarebbero stazionarie. L'intero reparto di terapia intensiva sarebbe sotto stretto controllo da parte delle forze di sicurezza. L'organizzazione Hengaw chiede una visita indipendente composta da dottori di Medici senza frontiere e da esponenti locali della Croce Rossa Internazionale e dell'Onu.

A un anno dalla morte di Mahsa Amini, avvenuta il 16 settembre 2022 dopo l’arresto a Teheran perché non indossava correttamente il velo, non si ferma il movimento di protesta.

Ma il Centro per i diritti umani in Iran, con sede a New York, sostiene che le donne «si trovano ad affrontare una crescente violenza, discriminazioni e arresti arbitrari».

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